Boom dei test fai da te del Dna, ma occhio ai dati sensibili

Informazioni su possibili parentele e predisposizioni genetiche a disturbi e malattie: ecco cosa dicono i test del Dna

Boom dei test fai da te del Dna, ma occhio ai dati sensibili

I test fai da te del Dna stanno facendo crescere un business sempre più in espansione. Secondo i ricercatori di Mit Technology Review, infatti, all'inizio dell'anno erano già 26 milioni le persone nel mondo ad aver sperimentato uno dei test in commercio in rete e, di questo passo, l'azienda del kit fai da te arriverà a valere 2,5 miliardi di dollari, entro i prossimi 4 anni.

Le società che propongo questi test funzionano, più o meno allo stesso modo: il compratore acquista online il kit per raccogliere un campione del suo Dna e lo riceve poi via posta. Nella busta solitamente trova un contenitore sterile e un pacco per il rinvio al laboratorio. La persona che intende fare il test non deve fare altro che mandare un campione di saliva, raccolto nella provetta, all'indirizzo già indicato sul pacco, per effettuare gli studi. Una volta che i dati sono stati analizzati in laboratorio, una mail avvisa il cliente dell'arrivo del responso, illustrato con tabelle o grafici, che indicano la provenienza dei propri antenati e i popoli il cui sangue scorre nelle proprie vene.

Diverso invece l'obiettivo di DnaPro, proposto da un'azienda italiana: secondo quanto riporta il Corriere della Sera, infatti, l'obiettivo di questi test è dare informazioni utili riguardo il metabolismo e la predisposizione a intolleranze. Il meccanismo è lo stesso ma, dopo l'analisi dei dati in laboratorio, si riceve una tabella dove sono indicate le predisposizioni genetiche: faccina verde che sorride per i punti positivi e faccina rossa per quelli negativi. L'idea è quella di concentrarsi sul benessere delle persone, fornendo dari che "possono essere utili anche per un dietologo o un nutrizionista".

Ma, quando il cliente decide di acquistare uno di questi kit rilascia, in cambio, una serie di dati sensibili all'azienda, che possono servire per la ricerca. Infatti, incrociando i dati, si possono prevenire malattie, valutare la reazione a determinati farmaci e correggere lo stile di vita delle persone, permettendo alla medicina di dare una svolta al suo campo di indagine. Ma è facile anche immaginare un diverso utilizzo dei dati sensibili, dall'uso commerciale, per campagne pubblicitarie allo sfruttamento di queste informazioni da parte di possibili datori di lavori.

Per il momento, tuttavia, sembra che la scienza sia ancora parecchio indietro circa la conoscenza dei geni. Difficile, dunque, affidarsi ai test fai da te. E, per diffondere quello delle persone "servono regole ferree".

Ne è convinto Bruno Dallapiccola, direttore scientifico dell’Ospedale Bambino Gesù, che al Corriere ha spiegato che "il Dna è un materiale prezioso, un dato sensibile che non dev’essere disperso con leggerezza. Perché può essere usato, e abusato, in fin troppi modi".

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