Furgone di Bossetti. Le immagini inedite del Ris

Il filmato diffuso dal Ris di Parma e i verbali della chiacchierata in carcere tra Bossetti e sua mamma

Furgone di Bossetti. Le immagini inedite del Ris

Un filmato in possesso del Ris di Parma mostra il furgone di Massimo Bossetti che alle ore 18.35 del 26 novembre 2010 transita in direzione di Locate-Mapello (Bg). Le immagini sono contenute nell'informativa finale della procura di Bergamo
sull'inchiesta per l'omicidio di Yara Gambirasio. La telecamera che ha ripreso la scena è posta in via Caduti dell'Aeronautica. Nel video si vedono poi i militari al lavoro per effettuare rilievi sul mezzo del carpentiere accusato dell’omicidio della 13enne.

Gli inquirenti si focalizzano su quattro gravi indizi ai quali si aggiungono altri elementi raccolti dalla procura di Bergamo, che vanno a stringere il cerchio attorno a Bossetti, considerato "senza ombra di dubbio" come il killer di Yara Gambirasio. Sono le conclusioni del pm Letizia Ruggieri, che giovedi ha chiuso le indagini in vista della richiesta di rinvio a giudizio nei confronti del muratore di Mapello, accusato di omicidio volontario aggravato dalla crudeltà e dalle sevizie. La prova principale contro Bossetti è il dna. Sarà questo a inchiodarlo, o meno, in sede di processo. Facile prevedere che la battaglia sul peso della prova scientifica sarà fondamentale, tra accusa e difesa. Intanto, come evidenzia il Corriere della sera, è lo stesso Bossetti ad attribuire una certa importanza al dna. Non tanto per la sua presunta colpevolezza, quanto sulla vicenda che ha portato gli inquirenti a risalire a lui. Insomma, la genetica ha dimostrato che il suo vero padre era un altro e che quindi sua madre, Ester Arzuffi, avrebbe mentito, tenendo nascosta la sua relazione con un altro uomo (l'autista di bus) da cui sarebbero nati Massimo e sua sorella Laura. Una vicenda che nulla ha a che fare con l'inchiesta sulla morte della piccola Yara, ma che ormai è divenuta di dominio pubblico. E di cui lo stesso Massimo Bossetti ha parlato, in carcere, con sua madre.

Siamo all'8 novembre 2014. Ester, suo marito Giovanni Bossetti e la loro figlia Laura vanno a trovare Massimo in carcere. Questo è lo scambio di battute tra Bossetti e la madre: "Allora il dna c'è", dice la mamma. "La scienza non sbaglia", risponde Massimo". "Sì, allora il dna c'è - replica la donna - però io dic o, io sicuramente di mio con le cure che abbiamo fatto noi, non so, però il dna cè, non smentisco". Il figlio la incalza: "Lì non puoi smentire. Solo tu sai la verità, mamma". E lei: "Per 44 anni non ho mai creduto a cose simili". Interviene anche il padre, Giovanni: "E neanche io posso dirle". Ester si giustifica: "L'ho saputo il giorno del tuo arresto che ero l'amante del Guerinoni. Guerinoni non l'ho mai visto".

A quel punto Massimo Bossetti prosegue: "Marita (sua moglie, ndr) mi ha detto: 'Io ce l'ho con lei (la madre di Bossetti, ndr) perché non ha detto la verità'. Ma hai visto come sono risaliti a me?". E la mamma risponde: "Da una marca da bollo di quello là". E lui: "Hanno riseumato il corpo". La donna: "Lui non è mai venuto, non l'ho mai visto". Bossetti però non le crede: "Perché allora tutti i miei 21 cromosomi corrispondono ai 21 cromosomi del dna di Guerinoni?". Ester gli risponde con un'espressione bergamasca: "Pòta, Massimo...". E lui insiste: "Lì al cento per cento non puoi sbagliare".

Bossetti si difende e getta ombre sul papà di Yara

Nel tentativo di difendersi Bossetti ha gettato ombre sul padre di Yara Gambirasio e addirittura arriva ad ipotizzare che "sia il pm sia gli inquirenti" volessero "inquinare le prove a suo carico". È quanto emerge dagli atti dell’indagine, appena chiusa, della procura di Bergamo. Come risulta dalle intercettazioni di alcuni colloqui in carcere con i suoi familiari lo scorso agosto, Bossetti aveva raccontato di aver accennato al suo legale di essere convinto che il padre di Yara, Fulvio Gambirasio, stesse nascondendo qualcosa di "grosso" collocato alla Lopav dei fratelli Locatelli, in quanto, quando era andato nel cantiere di Palazzago per effettuare alcune riparazioni "aveva notato che Fulvio non si era scomposto minimamente" vedendo le forze dell’ordine che in quei giorni stavano cercando la figlia.

Nel dialogo intercettato qualche mese fa Bossetti ha anche aggiunto di aver parlato della questione con un uomo che lavorava con lui nel cantiere al quale aveva detto "te, ma non ti sembra strano... c’è il padre qui a lavorare, mentre quando son in giro a cercare la sua ragazza!".

In un altro colloquio, datato 27 agosto 2014, il carpentiere di Mapello, mostrando la sua "insofferenza allo stato carcerario" alla moglie Marita Comi e al cognato aveva fatto alcune "alquanto sintomatiche" affermazioni in merito "alla possibilità che sia il pubblico ministero sia gli inquirenti avessero la volontà di (...ndr) inquinare le prove a suo carico anche ricorrendo al prelievo di campioni riconducibili a Yara, magari recuperandoli dalla sua abitazione".

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