Brescia, arrestato baby-spacciatore: "Vendo marijuana per aiutare la mamma"

La squadra mobile di Brescia ha arrestato un ragazzo che ha iniziato a spacciare marijuana a 15 anni per aiutare la madre a pagare i conti di casa dopo l'abbandono del padre

Brescia, arrestato baby-spacciatore: "Vendo marijuana per aiutare la mamma"

Ha iniziato ha spacciare marijuana a 15 anni, per dare una mano alla madre, rimasta sola a badare ai due figli dopo l'abbandono del padre.

Così ha raccontato un ragazzo, appena 18enne, arrestato con le mani nel sacco dalla squadra mobile di Brescia al giudice Maria Magrì. "Ho iniziato a spacciare tre anni fa, quando ero ancora minorenne - ha spiegato lo studente - E chiedo scusa per quello che ho fatto, ma dovevo aiutare mia mamma". Il giudice ha convalidato il suo arresto, disponendo per lui gli arresti domiciliari, in attesa del processo.

Una storia triste, quella raccontata dal giovane, che abita in un paese in provincia di Brescia. A causa delle difficoltà economiche sorte dopo l'abbandono del padre, il ragazzino, studente non proprio modello di un centro di formazione professionale, ha deciso di contribuire al bilancio familiare spacciando cannabis. La madre, che per provvedere alle necessità dei figli svolge lavori domestici nelle case di altri, era ignara di tutto.

A beccare il giovane spacciatore è stata la Squadra Mobile di Brescia durante alcuni controlli in una vasta indagine sulla diffusione degli stupefacenti all’interno degli istituti scolastici bresciani. Il 18enne, però, ha precisato: "Non ho mai spacciato a scuola e non ho mai venduto marijuana a minorenni, sempre a gente più grande di me".

Martedì sera, a casa dello studente, i militari hanno perquisito la sua stanza e hanno trovato, tra dosi fatte e marijuana ancora da confezionare, poco più di tre etti di erba, materiale per il confezionamento e un bilancino di precisione, oltre a denaro contante, probabile frutto dell’attività di spaccio, scrive il Corriere della Sera.

Il ragazzo ora si trova a casa ai domiciliari.

"Per il giudizio, una volta valutata la percentuale di principio attivo della droga, chiederemo di ricorrere a un rito diverso dall’ordinario - ha dichiarato l’avvocato Carlotta Filippi, difensore del 18enne - ma chiederemo anche la messa alla prova perché puntiamo al reinserimento sociale di questo ragazzino che si è ritrovato a fronteggiare una situazione di pesante difficoltà familiare e ha sbagliato".

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