Buon senso e cattive eredità

Ieri il governo ha esaminato e varato la Nadef, acronimo del documento che rivede le previsioni di crescita e deficit del Paese

Buon senso e cattive eredità
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Ieri il governo ha esaminato e varato la Nadef, acronimo del documento che rivede le previsioni di crescita (0,8 quest'anno, 1,2 per il prossimo) e deficit (che sale al 5,3 per cento del Pil quest'anno e al 4,3% nel 2024) del Paese. Non c'è da stare particolarmente allegri, bene che vada la manovra economica per il prossimo anno non potrà superare i 20 miliardi «perché noi ha commentato la premier Giorgia Meloni governiamo con responsabilità e buon senso».

Come saranno spesi questi soldi ancora non è deciso, non è difficile immaginare che prendano strade coerenti con il programma di governo sottoposto agli elettori proprio un anno fa. Attenzione però alla propaganda in atto da parte della sinistra: non una delle criticità che comprimono la spesa è imputabile alle politiche economiche e sociali di questo governo: non la guerra e i suoi effetti sulla bolletta energetica, non i tassi di interesse su prestiti e mutui decisi dalla Banca centrale europea contro il parere dell'Italia, non gli enormi debiti (superbonus 110 e reddito di cittadinanza) lasciati in eredità dai governi precedenti, che si occuparono solo, senza peraltro riuscirci, di comperare consenso. E a guardare bene neppure, al momento, l'innalzamento dello spread, che resta ben al di sotto di come lo aveva lasciato il governo Draghi, grazie a un aumento di fiducia dei mercati nei confronti dell'Italia maturato all'indomani delle elezioni e proseguito nei mesi successivi.

Il momento è delicato, certo, ma tutti i parametri su cui il governo può agire autonomamente, in particolare l'occupazione anche quella giovanile e a tempo pieno - e aiuto alle classi meno agiate, sono in netto miglioramento, segno che la strada è quella giusta e che se non ci fosse la zavorra lasciata da Cinque Stelle e Pd le cose potrebbero andare meglio. Ma non c'è nulla da fare, da quelle parti difendono a spada tratta quelle scelte scellerate.

I meno spudorati, di fronte all'evidenza dei dati, si avventurano in bizantinismi che ricordano un celebre aforisma che si sposa a pennello con la sinistra, non soltanto per questo caso: avevamo torto ma avevamo ragione ad avere torto, voi avete ragione ma avete torto ad avere ragione.

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