Una rivendicazione non basta. Non basta il documento inviato ieri alla redazione del Corriere della Sera, con il quale gli eversivi della Federazione Anarchica Informale (FAI), rivendicavano la gambizzazione di Roberto Adinolfi, ad della Ansaldo Nucleare.
Per poter dire con certezza che ci siano loro dietro all'attentato alla vita dell'uomo, colpito da un proiettile poco sotto il ginocchio, a poca distanza dalla sua casa genovese, ci vogliono maggiori prove. A dirlo è il ministro della Giustizia, Paola Severino, che risponde a una domanda di Maria Latella su SkyTg24.
Una rivendicazione "non è sufficiente a identificare l'origine del fenomeno e gli autori dell'orrendo attentato". Quindi "serve cautela prima di indicare con certezza la matrice anarchica". La preoccupazione maggiore della Severino è quella di dare tempo agli investigatori, in modo da capire se davvero la sigla identifichi un gruppo, - in passato la rivendicazione non sempre aveva condotto all'identificazione dei responsabili -, o se invece la matrice che si trova dietro l'attentato sia solo di "matrice distruttiva", non eversiva dunque.
Nonostante questo il timore espresso dal ministro Anna Maria Cancellieri su una possibile escalation della violenza non è da sottovalutare. "So quanto sia serio il ministro", sottolinea la Severino, "quanto avrà pensato prima di rilasciare questa dichiarazione e quindi sono preoccupata e considero questo suo timore estremamente serio".
Seria quindi anche la minaccia di nuove violenze e la valutazione della Cancellieri su una "situazione delicata" in cui però "il Paese tiene".
È sempre il ministro dell'Interno a dire che se esiste un'area di consenso relativa agli atti terroristici, questa è estremamente ridotta. E che però "abbiamo individuato la matrice" dell'attacco contro Adinolfi. Che quindi gli anarchici c'entrano.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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