Cannabis light, la Cassazione: "Venderla è sempre reato"

Nelle motivazioni della sentenza dello scorso maggio la corte di Cassazione ha chiarito come sia illegale la vendita di prodotti con "effetti droganti". Via libera invece a cosmetici e prodotti alimentari derivati dalla cannabis

Cannabis light, la Cassazione: "Venderla è sempre reato"

Hashish e marijuana light dovranno scomparire dagli scaffali dei cannabis shop. Lo ha stabilito la Corte di Cassazione, che lo scorso 30 maggio aveva dichiarato illegale la vendita di “prodotti droganti” a prescindere dalla percentuale di Thc presente nella sostanza. La decisione è stata chiarita con le motivazioni depositate oggi, in cui i giudici spiegano che la commercializzazione di inflorescenze, foglie e resina di canapa, è sempre un reato, a meno che il prodotto “non abbia effetto drogante”.

Se è vero, infatti, che è il tetraidrocannabinolo la sostanza psicotropa presente nei fiori di canapa, l’erba light venduta nei grow shop, ha comunque un effetto psicoattivo dato da un altro principio, il cannabidiolo, che favorisce la distensione ed ha proprietà antinfiammatorie. Il via libera dei giudici riguarda quindi soltanto i “prodotti cosmetici ed alimentari, materie prime biodegradabili e semilavorati innovativi per le industrie di diversi settori”. Tutti quelli, insomma, che non producono effetto sulla psiche.

La sentenza non riguarda soltanto i proprietari dei negozi - oltre 700 quelli che hanno aperto i battenti nel 2018 – ma anche i coltivatori, che non potranno ricavare “hashish e marijuana” dalle piantagioni di canapa, ma soltanto i prodotti consentiti dalla legge, come fibre tessili, carburanti, e così via. Un colpo duro al “canna-business” che in un anno, dal 2017 al 2018, è cresciuto del 75% nel nostro Paese con l’apertura di 305 nuovi esercizi, secondo i dati della rivista del settore, Dolce Vita.

Grazie alla legge 242 del 2016 che disciplina "il sostegno e la promozione della coltivazione e della filiera della canapa" centinaia di grow shop hanno alzato la serranda nelle più grandi città italiane. Ma ora la sentenza dei supremi giudici potrebbe preludere al giro di vite promesso dal ministro dell’Interno, Matteo Salvini, che lo scorso maggio aveva lanciato la sua crociata contro la vendita degli spinelli light.

Tuttavia le toghe della suprema Corte hanno previsto un “salvacondotto” per i negozianti.

Secondo quanto riferisce il Corriere della Sera, infatti, la sentenza prevede un certo grado di discrezionalità connesso proprio con l’effetto generato dal prodotto. I giudici, quindi, di fatto, potranno decidere caso per caso.

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