Il procuratore di Milano Francesco Greco è stato iscritto nel registro degli indagati a Brescia circa un mese fa per aver ritardato l'apertura dell'inchiesta a fronte delle dichiarazioni rese dall'avvocato Pietro Amara nel dicembre 2019 su quella che è stata definita la "loggia Ungheria". La procura parla di atto dovuto nei confronti di Francesco Greco, che fa seguito alle denunce del pm Paolo Storari ai magistrati bresciani. Storari, nelle settimane scorse aveva riferito agli inquirenti bresciani di avere chiesto al capo della Procura di indagare sulla presunta associazione occulta. Lui stesso è indagato dalla procura di Brescia con l'accusa di aver rivelato segreti d'ufficio.
Pietro Amara rese le sue dichiarazioni al procuratore aggiunto Laura Pedio e al pm Paolo Storari all'interno dell'indagine su quello che è stato poi definito il "falso complotto" Eni. Facendo seguito alle rivelazioni dell'avvocato Amara, Paolo Storari chiese a Francesco Greco e Laura Pedio di avviare nel più breve tempo possibile un'indagine sulla loggia Ungheria. Ma i due pm hanno dato seguito alle parole di Storari solo 5 mesi dopo, nel maggio del 2020.
Un mese prima, il pm Paolo Storari avrebbe portato manualmente i verbali, trascritti su un foglio Word e mancanti di firma, all'ex pm Piercamillo Davigo. Non un comportamento ligio al protocollo quello di Storari, che si è successivamente difeso sostenendo di aver agito in questo modo come forma di auto-tutela a fronte del ritardo dei pm delle iscrizioni nel registro degli indagati di quanto dichiarato da Pietro Amara. Storari voleva agire tempestivamente per trovare riscontri sulle parole dell'avvocato.
A sua volta, pare che
Piercamillo Davigo, in tempi e modi diversi, abbia fatto cenno di quanto spiegatogli da Storari, almeno con il vicepresidente del Csm David Ermini e con altri due membri del Consiglio superiore della magistratura.
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