Caprotti: "Esselunga esclusa da Expo, invitano solo Coop e Eataly"

Il patron di Esselunga: "A Expo invitano solo lui e la Coop"

Caprotti: "Esselunga esclusa da Expo, invitano solo Coop e Eataly"

Bernardo Caprotti non cede di un passo. A quasi novant'anni il fondatore e patron di Esselunga non cessa di sognare, né di occuparsi dell'azienda per cui ha dato la vita. E anzi ne parla, come ogni vero imprenditore, con lo sguardo rivolto al futuro.

In una lunga intervista al Fatto Quotidiano, l'imprenditore milanese si confessa alla vigilia della manifestazione più importante dedicata all'alimentazione, Expo 2015.

Per l'Esposizione Universale "avremmo voluto far qualcosa, ma anche lì è entrata la Coop con Oscar Farinetti, e siamo stati rifiutati". Ma al di là delle Coop - con cui, spiega Caprotti, "non è possibile avere rapporti sinceri" - le bordate più dirette sono rivolte proprio al numero uno di Eataly. Che, con la sua aria da radical chic, a Caprotti proprio non finisce di piacere: "Lui è l’uomo che sa tutto, viene qui a Milano e ci insegna cos’è il food. Sa tutto di food. Vendeva frigoriferi e televisori, ma ora è un grande esperto, è l’oracolo. È un chiacchierone formidabile."

A Farinetti contesta le scelte aziendali, dopo le accuse che gli sono state rivolte di non investire all'estero: "Vorrei sapere com'è messo lui (Farinetti, ndr). E poi io non ho mai pensato di andare all'estero: la mia attività è qui. Ed è quello che Oscar Farinetti non capisce: non si può aprire un negozio qua, un altro in Giappone, un altro ancora a New York. Per garantire la qualità è necessaria una centrale e quaranta punti-vendita che girano attorno. "

Senza parlare della differenza di prezzo: "Una melanzana da noi costa 2,28 euro al chilo, da Eataly 3,90 euro, il 40% di differenza; per l’insalata riccia è meno 42%. This is money, questi sono soldi. E le sue non sono certo più buone o più sane."

Certo, al rivale riconosce una dote eccezionale: la comunicatività. "Riesce a ottenere tutto gratis. A Torino il sindaco Chiamparino gli ha dato la sede della Campari, gratis e per sessant’anni; a Verona entra in una struttura splendida, con la ristrutturazione a spese della Cassa di Risparmio della città. Lui deve solo piazzare i suoi quattro scaffali. Un grande…"

Caprotti è così, gli piace dire le cose come stanno. Anche in politica, se si definisce "né di destra né di sinistra" non è certo per non farsi inquadrare. Sui politici come sugli imprenditori i suoi giudizi sono netti, taglienti: Bersani è "intelligente e preparato", Berlusconi "uno che dice quello che pensa ma che non hanno lasciato governare". I bocciati? Prodi e la Bindi, che sono "il massimo del terribile".

E Mussolini, "gigione ignorante e deficiente".

L'entusiasmo, però, sembra sparire quando gli chiedono del futuro di Esselunga. Confessa di non volerne parlare: "È difficile e triste. E i miei figli non li sento da troppo tempo".

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