Carceri, in continuo aumento i detenuti: il sovraffollamento è ormai al 113%

Secondo il rapporto dell'associazione Antigone sulle carceri italiane, i detenuti sono in aumento di 3 mila unità all'anno: il sovraffollamento è ormai al 113%

Carceri, in continuo aumento i detenuti: il sovraffollamento è ormai al 113%

Aumentano i detenuti nelle carceri italiane: il sovraffollamento nei penitenziari della penisola ormai ha raggiunto la quota del 113%.

A lanciare l'allarme è l'Associazione Antigone nel pre-rapporto 2017 sulle carceri italiane, presentato oggi alla Camera, con dati aggiornati al 21 luglio scorso. Il numero di detenuti nei nostri penitenziari è in aumento: attualmente sono 56.817 i carcerati a fronte di una capienza del sistema carcerario di 50.241 posti al 30 giugno 2017. Il tasso di sovraffollamento, quindi, è pari al 113,2%.

Il numero dei detenuti è aumentato di 2.967 unità rispetto a un anno fa. Con un simile tasso di crescita, di 3mila detenuti l'anno, secondo Antigone, alla fine del 2020 si tornerà alla situazione di "emergenza" del 2010: la capienza del nostro sistema carcerario resta infatti sostanzialmente stabile.

Gli italiani

Tra i detenuti italiani, 5.473 sono nati nelle 7 regioni del Nord, mentre 10.029 sono di origine campana, 7.253 vengono dalla Sicilia, 4.179 dalla Puglia, 3.669 dalla Calabria, 2.644 dal Lazio. In termini assoluti, diminuiscono i reclusi di origine lucana, friulana e valdostana. Il numero di detenuti laureati è pari all'1% del totale.

Le donne sono 2.285, cioè il 4,2% del totale della popolazione detenuta: 49 sono quelle madri che vivono in carcere con 58 bimbi sotto i 3 anni di età. I figli dei detenuti che vivono fuori dal carcere sono invece 24.795, di cui 5.449 stranieri.

Gli stranieri

I detenuti stranieri presenti nei penitenziari italiani rappresentano il 34,1% del totale della popolazione carceraria, una percentuale in lieve aumento rispetto allo scorso anno, ma in calo del 3,3% rispetto a 10 anni fa: a fine 2007 erano il 37,48%.

Le comunità straniere più rappresentate sono quella marocchina (18,5% degli stranieri in carcere), romena (14,1%), albanese (13,4%), tunisina (10,5%), nigeriana (5,1%), egiziana (3,4%) e algerina (2,3%).

La custodia cautelare in carcere raggiunge un tasso di 41,4% per gli stranieri, mentre quello riguardante gli italiani è del 32,5%. Nel rapporto si evidenzia che nel primo semestre del 2017 sono entrati in carcere complessivamente 25.144 persone, di cui gli stranieri sono il 45,8%.

I reati

Secondo le rilevazioni di Antigone, le persone detenute in carcere per reati contro il patrimonio sono 31.883, di cui 8.929 stranieri, per reati contro la persona sono 22.609, di cui 7.006 stranieri, per violazione della legge sulle droghe ci sono 19.752 detenuti di cui 7.386 stranieri, per violazione di quella sulle armi 10.072 persone, per reati contro la pubblica amministrazione 7.854 detenuti, per associazione a delinquere di stampo mafioso ci sono 7.048 detenuti, di cui 95 stranieri.

Sovraffollamento

A Nuoro, afferma l'associazione, vi sono tre bracci dell'istituto "del tutto inutilizzabili", a Livorno un padiglione è chiuso dal 2016 e 2 dal 2011. Anche a Civitavecchia ci sono 2 padiglioni mai aperti perché mai ristrutturati dopo la chiusura del 1992 e ad Arezzo si attende ancora l'assegnazione del bando di gara dei lavori per ristrutturare l'istituto.

Il tasso di affollamento è elevato, osserva l'associazione, soprattutto in Lombardia: a Como è del 186,6% e a Busto Arsizio del 174,2%, dove in varie sezioni si è tornati a ospitare 3 detenuti per camera, sfiorando il limite dei 3 metri quadrati per detenuto.

Nel 69% degli istituti visitati da Antigone ci sono celle senza la doccia e solo in uno, a Lecce, e solo in alcune sezioni, è assicurata la separazione, prevista dalla legge, dei giovani adulti dagli adulti detenuti.

Carenti anche i numeri sul personale: Antigone parla, per quanto riguarda le carceri visitate, di una media di 1,7 detenuti per ogni agente, un dato "tra i più bassi - rileva - di tutta l'Unione europea", e definisce "drammatica" la situazione degli educatori.

A lavorare, nei penitenziari visitati, è circa il 30% dei detenuti, ma nel 26% degli istituti non vi sono datori di lavoro esterni, nel 6% non ci sono corsi scolastici attivi e nel 43% non ci sono corsi di formazione professionale.

Solo ad Opera, la delegazione di Antigone ha rilevato, durante la sua visita, la possibilità di fare colloqui via Skype con i familiari, e solo nel carcere di Alessandria è possibile una qualche forma di accesso ad Internet.

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