Un cardinale francese a processo: è accusato d'insabbiamenti

Il cardinale Barbarin deve difendersi da accuse relative a presunti insabbiamenti. La vicenda che scuote la Chiesa d'Oltralpe

Un cardinale francese a processo: è accusato d'insabbiamenti

Il cardinale francese Philippe Barbarin è al centro di una vicenda giudiziaria che rischia di sollevare l'ennesima "bufera vaticana". L'alto prelato d'Oltralpe deve difendersi da accuse relative a presunti insabbiamenti. Questa storia è abbastanza datata, ma continua ad attirare su di sè l'attenzione mediatica. Pure perché il processo, stando a quanto si legge su Vatican Insider, ha avuto inizio durante la giornata di ieri.

In Vaticano si sta preparando l'assemblea straordinaria per parlare di prevenzione degli abusi perpetrati ai danni dei minori e degli adulti vulnerabili. Il tema sarà centrale per tutto il 2019. Papa Francesco, questo è noto, è un sostenitore della linea della "tolleranza zero" e vuole restituire alla Chiesa quella "credibilità" messa in discussione nel corso di questi ultimi anni.

Tornando sul caso in oggetto, sappiamo che Barbarin è stato accusato di aver avuto la consapevolezza del reale accadimento di alcuni abusi sessuali, che sarebbero stati effettuati tra gli anni sessanta e ottanta, ma di non aver reso noto il contenuto delle informazioni di cui era stato messo al corrente. In sintesi: non avrebbe denunciato quanto sapeva. Il cardinale potrebbe aver coperto i comportamenti di don Preynat che, si legge su La Stampa, potrebbe essere stato responsabile di violenze ai danni di un numero di scout davvero cospicuo: si parla di 70 persone.

Barbarin è molto conosciuto in Francia: è il titolare dell'arcidiocesi di Lione. I presunti abusi cui ci si riferisce, però, sarebbero avvenuti quando a gestire la Chiesa di Lione era un altro ecclesiastico. Questo particolare sembrerebbe complicare il quadro delle accuse.

Il porporato, che è stato tirato in ballo da alcune delle vittime e da un'associazione, che si chiama Le Parole liberée, sembrerebbe essersi dichiarato innocente, specificando di chiedere perdono davanti a Dio per non "avere preso

l’iniziativa per indagare come si sarebbe dovuto fare quando mi è giunta una prima testimonianza" e per "non avere sanzionato immediatamente un prete per i suoi antiche atti, molto gravi e chiaramenti indegni del suo ministero...".

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