Il cardinale Angelo Scola non è stato il "grande sconfitto" dell'ultimo Conclave. Questo, almeno, è quello che si deduce leggendo le dichiarazioni rilasciate dal porporato a Il Giornale.
In molti, specie nelle fase precedenti l'evento che ha portato all'elezione di Jorge Mario Bergoglio, avevano etichettato il cardinale italiano come il "candidato di Benedetto XVI". Quello designato per la successione. A sentire l'arcivescovo emerito di Milano, però, la storia sembrerebbe essere andata in modo diverso. Fatto sta che il Meeting di Rimini ha rappresentato anche l'occasione di tornare su quell'elezione. Scola ha presentato il suo "Ho scommesso sulla libertà", scritto con Luigi Geninazzi ed edito da Solferino.
In una delle interviste che hanno seguito l'intervento pubblico del presidente del Comitato per gli Istituti di Scienze Religiose, Scola si è soffermato su due temi: la gestione dei fenomeni migratori e l'assenza del MoVimento 5 Stelle alla kermesse riminese: "Non si possono accogliere tutti e 'il Papa non lo pensa e non lo ha detto', ha dichiarato l'alto prelato a Il Messaggero, secondo quanto riportato dalla AgenPress. Papa Francesco non sarebbe un sostenitore della bontà dell'accoglienza sempre e comunque, ma starebbe solo sottolineando che "stiamo facendo troppo poco". " La Chiesa - ha continuato l'ex patriarca di Venezia - fa la sua parte, ma poi il problema tocca alla politica e lì c’è una mancanza di politica dell’Europa. Bisogna insistere in questa direzione - ha chiosato - e avere una comprensione, fare evolvere, paure che possono essere comprensibili".
Poi la riflessone sulla mancata partecipazione dei grillini: "È un peccato, a me dispiace non solo non si può fare politica, ma non si può costruire una vita buona, se si rifiuta il dialogo. Chi rifiuta il dialogo toglie, toglie...spero che il Movimento 5 Stelle si ravveda, altrimenti non avrà un grande futuro". I pentastellati, insomma, sono chiamati a scendere nell'arena del confronto. Altrimenti, volendo dare ragione a Scola, non saranno attesi da prospettive politiche radiose.
Il cardinale ha parlato dell'ipotesi di sostituire la parola "rancore" al termine "razzismo". In Italia non staremmo assistendo al ritorno delle istanze mosse da una matrice razziale, ma è pur vero che "possiamo diventare rancorosi quando non siamo appassionati al destino dell’altro", ha concluso.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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