Caro Salvini, vai avanti così

Ha detto Salvini, tirando la pietra dello scandalo tra i piedi della sinistra: "La vicenda Toti è incredibile: è stato liberato solo quando ha scelto di dimettersi. Qualcosa di inquietante e mai visto prima. Un precedente pericoloso"

Caro Salvini, vai avanti così

Matteo Salvini non gode di buona stampa progressista. Questo lo affratella o lo assorella a Giorgia Meloni. Con una differenza di trattamento. La premier è dipinta come fascista sì, ma intelligente e preparata; perciò, pericolosa perché capace con poche battute ben assestate di mostrare il castello di bugie su cui si regge l'opposizione politica e mediatica al suo governo. La tesi è questa: il governo manda l'Italia in malora, e protegge i ricchi e gli evasori. Balle. In economia stiamo meglio di Germania, Francia e Gran Bretagna, l'occupazione cresce, la percentuale dei crediti considerati perduti dalle banche registra un abbassamento cospicuo, gli introiti fiscali segno di floridità del sistema ed esito della lotta contro chi ruba sulle tasse hanno portato alle casse dello Stato una ventina di miliardi in più del previsto. E constatando che «il ceto medio si è impoverito», per bocca del viceministro dell'Economia Maurizio Leo, sono annunciati immediati «sgravi fiscali per i redditi dai 35mila ai 50mila euro». Fascismo de che, come dicono a Roma? Ah sì, eccolo che ritorna, premiando i gerarchi e gerarchetti del regime littorio. Il tutto sarebbe accaduto con l'abrogazione del reato di abuso di ufficio, che secondo il pregiudizio progressista - darebbe diritti diversi ai cittadini, privilegiando i colletti bianchi, cioè i pubblici amministratori, e mettendo ostacoli alla loro incarcerazione cautelare. A parte che oggi la maggioranza di costoro sta a sinistra, la fattispecie di tale delitto è in realtà così evanescente da prestarsi a forzature sesquipedali da parte della magistratura, la quale abusa degli abusi che non ci sono, scambiando discrezionalità politica per un crimine e aprendo processi sul nulla. La casta togata, in certe sue punte prevaricatrici, non resiste alla tentazione di esercitare il proprio potere oltre i confini costituzionali, blocca con le manette sindaci e presidenti di Regione, e così ferma decisioni impellenti necessarie per la buona vita delle comunità.

Il Parlamento ha approvato definitivamente il decreto legge del ministro di Giustizia Carlo Nordio (bravo, ma che vorrei più attento alla emergenza dei suicidi nelle carceri), e il capo dello Stato ha promulgato la legge, non rimandandola indietro alle Camere come desiderava la sinistra, che ha fatto pressioni su Mattarella perché la ritenesse «manifestamente» incostituzionale.

Il canto del gallo al Quirinale ha zittito per un istante lo schiamazzo del pollaio. Poi le gallinelle si sono ricordate di Salvini. Ecco che allora il progressismo fluidifica e cambia il bersaglio. La specificità degli attacchi al leader della Lega è questa. La Meloni è fascista ma intelligente. Salvini è balzano. Matto. Va a destra del fascismo. La tattica è questa: mettere la Meloni in guardia da Salvini, trattare il ministro dei Trasporti e vicepremier come prossimo a ripetere il suicidio del Papeete che nel 2019 aprì la strada al governo giallorosso. Le dicono all'orecchio: fallo tu il nuovo Papeete. Butta all'aria tu il governo prima che si schianti con il referendum sull'autonomia, vai a elezioni presto. Figuriamoci. Mica è scema Giorgia. Ma intanto è cominciata la campagna per far passare come follia un'idea di buon senso che Salvini sta proponendo da giorni. Se fossi Meloni trasformerei subito l'intuizione in disegno di legge.

Ha detto Salvini, tirando la pietra dello scandalo tra i piedi della sinistra: «La vicenda Toti è incredibile: è stato liberato solo quando ha scelto di dimettersi. Qualcosa di inquietante e mai visto prima. Un precedente pericoloso. E lo dico da imputato, perché ricordo che sono a processo e rischio fino a 15 anni di carcere per aver difeso i confini dell'Italia da ministro dell'Interno. Un'altra vicenda che svilisce la politica e la sottomette a un altro potere dello Stato». Mentre però esiste una tutela istituzionale che impedisce ai ministri di essere arrestati sulla base di un'ipotesi di reato e a processo in corso, per governatori e sindaci questo riparo non esiste. Da qui la conclusione di Salvini ripetuta in tutte le salse: «È giusto pensare a uno scudo giudiziario per i governatori».

Si tratta insomma di tradurre in legge un principio costituzionale espresso in questi giorni dall'ex giudice della Consulta, e maestro di diritto, Sabino Cassese. Il quale sostiene che va di certo garantita, per il bene della comunità, la persecuzione di un reato. Ma questa attività non può andare a discapito del buon andamento della vita amministrativa e della negazione dell'investitura popolare. Arrestando e costringendo alle dimissioni un presunto innocente eletto dal popolo a una carica quale presidente di Regione o sindaco, le mani della magistratura, prendendo per il colletto bianco un Giovanni Toti, per fermarsi al caso di cui oggi si parla, in realtà afferrano per la collottola i cittadini liguri, negandone la sovranità. Mica è Dio la magistratura, non ha il diritto di scardinare un principio su cui si regge la Repubblica.

Bravo Salvini.

A scatenarsi è Angelo Bonelli, leader dei Verdi: «Le dichiarazioni di Salvini sullo scudo per gli amministratori sono una vergogna: vuole garantire l'immunità totale a chi viene accusato di reati. Secondo Salvini, tali persone non dovrebbero essere giudicate».

Immunità totale? Persone che otterrebbero il privilegio di non essere giudicate? Una vergogna? Ritratto perfetto di Ilaria Salis, la maestrina dal martello rosso, sottratta al processo in Ungheria dove è imputata di un reato politico di sangue, e tradotta in gloria a Strasburgo. Un'altra domanda. Questa gente ha la faccia come il c... o l'inverso? Vai avanti, Salvini.

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