Carola Rackete ad Agrigento, al via il nuovo interrogatorio della capitana

La ragazza, comandante della nave Sea Watch 3, giunge ad Agrigento per il nuovo interrogatorio relativo all'inchiesta che la vede coinvolta dopo lo sbarco di Lampedusa dello scorso 29 giugno

L'arrivo di Carola Rackete al tribunale di Agrigento
L'arrivo di Carola Rackete al tribunale di Agrigento

Inizia pochi minuti prima delle 10:00 la nuova lunga giornata agrigentina di Carola Rackete, la capitana della Sea Watch 3 giunta nuovamente nella città dei templi per un nuovo interrogatorio a distanza di quasi tre settimane dal primo.

Questa volta le domande dei magistrati vertono sull’accusa di favoreggiamento all’immigrazione clandestina, un filone quindi parallelo a quello per la quale, poco dopo lo sbarco a Lampedusa con la Sea Watch 3, la porta per 48 ore agli arresti domiciliari per via della forzatura del blocco della Guardia di Finanza all’imbocco del porto dell’isola.

La ragazza tedesca giunge in tribunale assieme ai suoi avvocati e trova ad attenderla una gran ressa di fotografi e giornalisti a cui però lei non risponde: nessuna dichiarazione, nemmeno in tedesco e nemmeno ai cronisti suoi connazionali.

Mentre Carola Rackete sale le scale che la portano al varco per i controlli al metal detector, sono i suoi stessi avvocati a ribadire le intenzioni della capitana: “La mia assistita – afferma un legale – Per adesso non vuole rilasciare alcuna dichiarazione”. Lei fila dritto verso le sale interne del tribunale, certamente non sorpresa dal clamore mediatico suscitato dal suo nuovo approdo negli uffici della procura.

E adesso cresce dunque l’attesa per sapere cosa emerge dall’interrogatorio. L’aggiunto Salvatore Vella, titolare dell’indagine assieme al magistrato Gloria Andreoli, vuole vederci chiaro sulla dinamica di quanto accaduto nei giorni in cui la Sea Watch 3, il mezzo dell’Ong Sea Watch, rimane a largo di Lampedusa prima di forzare il blocco ed entrare in territorio italiano.

La procura di Agrigento del resto non ritiene verosimile l’esistenza dello stato di necessità come causa giustificatrice delle azioni della Sea Watch 3 e, di conseguenza, anche di quelle decise ed ordinate da Carola Rackete.

Lo si evince da quanto trapelato dal documento di diciotto pagine, di cui si conosce soltanto uno stralcio, che contrassegna il ricorso depositato mercoledì da parte della stessa procura contro la scarcerazione della ragazza tedesca, avvenuta per mano del Gip Alessandra Vella a circa 48 ore dall’approdo a Lampedusa della Sea Watch 3.

Una visione ed un’interpretazione dei fatti, quella della procura, che sembra divergere dunque da quella del Gip. Da qui anche la curiosità per gli esiti dell’interrogatorio odierno, il quale si prevede molto lungo al pari di quello avvenuto martedì, sempre negli uffici della procura di Agrigento, al deputato Erasmo Palazzotto in merito un’altra vicenda, quella del veliero Alex dell’Ong Mediterrnea Saving Humans.

Due filoni, quelli riguardanti l’inchiesta su Carola Rackete, che appaiono accomunati proprio dalla

disputa sul principio dello stato di necessità alla base delle azioni della capitana tedesca. Ed è su questo che si giocherà una partita giudiziaria che indubbiamente potrebbe suscitare reazioni anche sul fronte politico.

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