Si sgonfia il caso camici: per Fontana arriva la prima archiviazione

Le accuse al presidente della Regione Lombardia non stanno in piedi. E il gip di Milano accoglie la richiesta di archiviazione. Il decreto: "Esclusa riconducibilità a Fontana"

Si sgonfia il caso camici: per Fontana arriva la prima archiviazione

Il "caso camici" inizia a sgonfiarsi. La vicenda che aveva coinvolto il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana è arrivata a un punto fermo. Su richiesta dei pm, il gip di Milano Natalia Imarisio ha infatti archiviato l'inchiesta che vedeva il governatore lombardo indagato per autoriciclaggio e falso nella voluntary disclosure, in relazione a 5,3 milioni di euro che erano depositati su un conto a Lugano, scudati nel 2015. In particolare, gli inquirenti ritenevano che parte del denaro, pari al valore di 2,5 milioni, fosse frutto di presunta evasione fiscale. Accuse che Fontana aveva sempe respinto.

Il presidente della Regione Lombardia, difeso dai legali Jacopo Pensa e Federico Papa, aveva sempre ribadito che la somma regolarizzata sette anni fa era il lascito ereditario della madre. Per dimostrarlo, a metà maggio scorso, i difensori del goverantore avevano anche depositato la documentazione bancaria a partire dal 1997 e relativa ai conti svizzeri, sostenendo che non c'era stato alcun versamento in contanti. Diversamente - avevano spiegato gli avvocati - si trattava di denaro investito in titoli, fondi e altro, riconducibili alla madre. Poi, la parola è passata al gip che oggi ha depositato l'archiviazione.

L'istanza di archiviazione, firmata dai pm Paolo Filippini e Carlo Scalas con l'aggiunto Maurizio Romanelli, era stata inoltrata al gip dopo che la Svizzera non aveva risposto a una rogatoria inviata a marzo dell'anno scorso al fine di ottenere tutta la documentazione. A fronte di questa circostanza, il giudice concorda con la procura quando "ritiene non acquisite - e non acquisibili, per quanto già esposto - risultanze sufficienti ad ipotizzare con ragionevole prognosi di condanna la riconducibilità delle violazioni in esame (anche solo in parte) ad Attilio Fontana". Nel suo decreto, inoltre, il gip "ritiene che i concreti esiti investigativi (con gli apporti citati della difesa) risultino maggiormente concludenti (e comunque tali da fondare una più che ragionevole ipotesi alternativa in tal senso) ai fini dell'esclusione di tale riconducibilità".

Il presidente Fontana e i suoi difensori, ora, si dicono "ovviamente felici del provvedimento di archiviazione, che onestamente era atteso", perché - si legge in una nota - "il presidente ha sempre dichiarato il vero e non ha mai nascosto alcun documento agli inquirenti". Gli avvocati Jacopo Pensa e Federico Papa, entrando nel merito della decisione del gip, hanno inoltre aggiunto: "La soddisfazione è poi ancora più grande, poichè il giudice ha voluto andare oltre la richiesta della procura, specificando che non sussistono i presupposti del reato, alla luce delle produzioni documentali offerte".

Intanto, è fissata per il 18 marzo, davanti al gup di Milano Chiara Valori, l'udienza preliminare a carico del governatore Fontana e di altre quattro persone, tutte accusate di frode in pubbliche forniture. L'accusa è riferita alla vicenda dell'affidamento da parte di Aria spa, centrale acquisti della Regione, di una fornitura - poi trasformata in donazione - da circa mezzo milione di euro di 75 mila camici e altri dpi a Dama, società del cognato del presidente lombardo, Andrea Dini.

Secondo l'accusa, il presidente di regione sarebbe intervenuto con il tentativo di risarcire per il mancato introito il cognato, con un bonifico - bloccato in quanto segnalato dalla Banca d'Italia come operazione sospetta - di 250mila euro prelevati dal conto in Svizzera.

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