Dopo una decisione sofferta, Ciro Grillo e i suoi tre amici, accusati di violenza sessuale ai danni di una 19enne, hanno scelto il rito ordinario rinunciando al rito abbreviato. Cosa c’è dietro l’angolo? Quale nuova strategia difensiva? IlGiornale.it ne ha parlato con la criminologa Roberta Bruzzone.
Ciro Grillo e i 3 amici a processo per stupro hanno scelto a sorpresa il rito ordinario. Che idea si è fatta?
“Vogliono andare all’attacco e delegittimare chi li accusa. Evidentemente gli avvocati ritengono di avere la possibilità di farlo, perché una scelta del genere è pericolosa. In caso di condanna i ragazzi rischiano 12 anni di carcere”.
Da cosa può dipendere una decisione tanto rischiosa?
“Se avessero avuto degli elementi dirimenti probabilmente li avrebbero già utilizzati in fase di indagine preliminare per non arrivare al processo. Sono propensa a ritenere che non vi siano elementi incontrovertibili. Evidentemente pensano di poter minare l’attendibilità della ragazza”.
Il massimo della pena che rischiano è di 12 anni di carcere appunto. Ma sono possibili altri scenari?
“Laddove trovasse conferma il capo di imputazione così come è, rischiano in effetti 12 anni. L’accusa è seria e pesante e sul tavolo c’è il concorso di più soggetti. In caso di condanna sarà difficile ottenere una derubricazione. Vedo per loro una strada con due direzioni: o la condanna seria a livello di quantità di anni di carcere o l’assoluzione per l’infondatezza della notizia di reato. Sarà un duello all’ultimo sangue questo dibattimento”.
Due di loro avrebbero voluto il procedimento abbreviato che, in caso di condanna, garantisce uno sconto di pena. Se fosse davvero così, cosa pensa li abbia poi convinti a scegliere tutti insieme il rito ordinario?
“Comprendo che sarebbe stato difficile separare le posizioni. E’ chiaro che se due volevano scegliere il rito abbreviato la situazione si sarebbe complicata dal punto di vista processuale. Mi auguro per loro che alla fine la decisione sia stata presa davvero di comune accordo perché è difficile che uno vada a dibattimento col rischio di perdere lo sconto di un terzo di pena a fronte di un rischio di 12 anni di carcere. Ritengo dunque che siano davvero tutti allineati. Sarà un processo molto complesso sotto il profilo difensivo. La verità è che l’attacco frontale sarà nei confronti della vittima e della sua credibilità. Ma se non ci saranno elementi macroscopici che renderanno traballante l’accusa, sarà dura per loro”.
Crede che siano in grado di produrre durante il processo prove video o audio o anche altro?
“Sì, potranno produrre qualunque cosa. Possono arrivare anche a chiedere una perizia legata alla valutazione di alcuni aspetti specifici del capo d’imputazione. E’ evidente che la scelta del rito ordinario gli lasci le mani libere, dal punto di vista difensivo tutto quello che è possibile produrre sarà fatto”.
Si aspetta un’arma segreta?
“Qualcosa in mano devono avere per forza. Perché andare in un rito ordinario correndo questi pericoli, senza avere una buona possibilità di giocarsela, credo che sia improbabile. Avranno delle strategie da giocarsi in aula”.
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