Caso Imane, nessun omicidio: inchiesta archiviata, teoremi smontati

Tempo fa l'indagine per omicidio aperta a suo tempo contro ignoti. Ora la Procura ha chiesto l'archiviazione

Caso Imane, nessun omicidio: inchiesta archiviata, teoremi smontati

La famiglia non si rassegna, rifiuta di ritirare il corpo e di seppellirlo, chiede nuove analisi oltre a quelle già fatte, e già durate un tempo infinito. Ma per la Procura di Milano il caso è chiuso. Imane Fadil, modella marocchina e testimone del caso Ruby, non è stata ammazzata. Il primo marzo scorso, alla clinica Humanitas di Rozzano, la Fadil fu stroncata da una malattia insidiosa, forse aggravata dalla povertà, quasi dall’abbandono, in cui era ridotta a vivere. La lunga perizia con ha chiarito fino in fondo come e quando la ragazza si sia ammalata. Ma una cosa è certa: non l'hanno assassinata. Il giallo di serie B cucito addosso alla povera Imane, indicata in questi mesi come una supertestimone in possesso di chissà quali segreti, si sgonfia definitivamente questa mattina, quando i vertici della Procura milanese rendono noti i risultati della consulenza affidata a Cristina Cattaneo, il medico legale più noto d'Italia. Non c’è una vittima, non c'è un assassino deciso a farla tacere per sempre per evitare nuove rivelazioni. C'è solo la triste storia di una bella ragazza venuta in Italia a cercare un futuro, e inghiottita nelle sabbie mobili dei media e dei processi.

Il procuratore Francesco Greco ha fatto ascoltare un nastro in cui il 12 febbraio la ragazza dice al suo avvocato di essere stata avvelenata, manifestando il timore di essere stata avvelenata. È stato questo il primo spunto allarmante delle indagini. Ma ha aggiunto che le lunghe indagini mediche hanno raggiunto la conclusione che Imane è morta per cause naturali. "Oggi abbiamo alcune certezze. Che malattia ha avuto, che decorso, cosa si poteva e non poteva fare. Se l’esito finale della consulenza e sicuro sulla malattia, resta aperto l’interrogativo sulla causa che l’ha generata. Si è cercato in tuti I modi di trovare qualche spunto, ma su questo è non si è trovato nulla".

Il procuratore aggiunto Tiziana Siciliano, entrando nel merito, ha spiegato come si sia arrivati dapprima a escludere la presenza di radioattività nell'organismo di Imane. Poi ha spiegato come fosse emerso un agente tossico importante, la piridina, presente negli organi in quantità molto elevate. Ma la piridina in realtà era stata rilasciata da un antibiotico somministrato in clinica. Confermata la presenza di metalli in quantità superiori ai valori normali, si è scoperto però che le presenze di nichel e cromo erano elevate ma non tali da causare malattia o morte. "Eliminate le cause esterne di avvelenamento, tolto il dubbio che aveva toccato i medici, sgombrato il campo dalle preoccupazioni di Imane che ha ampliato e trasformato in certezza quelli che erano solo dubbi, non siamo assolutamente in grado di affermare che ci siano stati elementi esogeni che possano avere causato la morte di Imane Fadil.

La causa ultima di morte che possiamo affermare con certezza è che è deceduta per una aplasia midollare le cui cause non sono state accertate".

La Procura ha pertanto già chiesta l'archiviazione dell'indagine per omicidio aperta a suo tempo contro ignoti.

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