Caso Open Arms, Salvini si prepara a respingere l'ultimo assalto

Nelle memorie difensive depositate nelle scorse ore, Matteo Salvini ha ribadito come la scelta del Pos per Open Arms in quel momento non spettasse al ministero dell'Interno: continua lo scontro tra accusa e difesa in attesa della nuova udienza

Caso Open Arms, Salvini si prepara a respingere l'ultimo assalto

Nuova trasferta siciliana per Matteo Salvini dopo quella dello scorso sabato. Questa volta il leader della Lega è atteso a Palermo per l'udienza sul caso Open Arms, dopo che invece giorno 7 è stato presente a Catania per l'udienza sul caso Gregoretti. Il doppio binario giudiziario figlio della stagione del braccio di ferro tra lo stesso Salvini, in qualità di ministro dell'Interno, e le Ong ha imboccato una via decisiva per capire l'evoluzione di questi procedimenti.

Il doppio fronte giudiziario

A Catania si viaggia verso l'archiviazione per il segretario del carroccio, con la procura etnea che ha già chiesto il “non luogo a procedere”. Orientamento diverso invece a Palermo sul caso Open Arms. Nell'ultima udienza la procura del capoluogo siciliano ha chiesto il rinvio a giudizio: “Non si tratta affatto di un atto politico, ma è stato esclusivamente un atto amministrativo – aveva dichiarato dentro l'aula bunker il procuratore Francesco Lo Voi, motivando la richiesta di rinvio a giudizio – Non solo continua a trattarsi di un atto amministrativo, ma aggiunge l'ex premier Conte che non si è mai discusso in Consiglio dei ministri dei singoli casi tanto meno dei dettagli del singoli casi. Sulla concessione dei pos il Cdm non si è mai occupato”.

Come si ricorderà, il caso Open Arms è nato a seguito del divieto di ingresso e sbarco dei migranti a bordo dell'omonima nave dell'Ong spagnola nell'agosto del 2020. L'intervento del procuratore di Agrigento, Luigi Patronaggio, ha messo fine a quella vicenda con il sequestro del mezzo e l'ingresso a Lampedusa dei migranti. Al tempo stesso però, subito dopo la procura siciliana ha aperto un fascicolo passato per competenza a Palermo, dove si è insediato il tribunale dei ministri.

I giudici hanno puntato l'attenzione sull'atto amministrativo con il quale dal Viminale è stato negato il Pos, ossia il porto sicuro in cui far sbarcare la Open Arms. È qui che, sempre secondo i magistrati, si ravviserebbero gli estremi dei reati per i quali Salvini è accusato, ossia abuso di ufficio e sequestro di persona.

La memoria difensiva di Salvini

L'ex ministro dell'Interno dal canto suo nelle scorse ore ha depositato delle memorie difensive, con le quali ha apertamente contestato l'impostazione della procura palermitana: "Nel periodo in contestazione non sarebbe comunque potuto sorgere l'obbligo di sbarco immediato per effetto della sola richiesta di Pos da parte della nave Open Arms – si legge nel documento – visto che il Presidente del Consiglio allora in carica aveva avviato la procedura di redistribuzione dei migranti in sede europea (seguite dalla concessione del Pos da parte della Spagna il 18 agosto 2019), come risulta dalla lettera aperta rivolta allo scrivente dall'allora Presidente del Consiglio, prof. avv. Giuseppe Conte, in data 15 agosto 2019. Tale procedura era (ed è) pienamente conforme alle norme internazionali di riferimento".

“Per questi motivi – si legge ancora nelle carte della difesa di Salvini – l'inconsistenza dell'ipotesi di reato è stata già evidenziata in punto di insussistenza in capo all'Italia dell'obbligo di fornire un luogo sicuro secondo le citate norme internazionali e, quindi, di inesistenza di una posizione di garanzia in capo al Ministro dell'interno”.

In poche parole, non era dal Viminale che doveva pervenire in quel frangente l'indicazione del Pos. Dunque, seguendo l'impostazione data dai legali del segretario leghista, le accuse a carico dell'allora ministro risulterebbero inconsistenti. Non solo: Salvini ha presentato altri punti all'interno delle proprie memorie. Il primo aspetto evidenziato riguarda il fatto che Open Arms stava agendo "fuori dalle regole sul soccorso in mare", da qui il divieto di ingresso imposto dal governo italiano.

Ad ogni modo, si legge nei documenti depositati dalla difesa, "l’Italia non si è sottratta dal fornire sempre assistenza ai migranti e i minori giunti in prossimità delle acque italiane sono stati fatti sbarcare". Un altro punto sottolineato da Salvini riguarda invece le alternative di sbarco in mano al comandante di Open Arms, Marco Reig Creus. Quest'ultimo poi, è stato specificato nelle memorie, "era già indagato per violenza privata e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e due dei migranti che erano a bordo sono attualmente in carcere".

Infine, l'ex ministro dell'Interno ha ribadito la collegialità nella scelta di non dare il via libera allo sbarco: "La gestione di tale episodio di immigrazione irregolare costituiva attuazione della linea di Governo condivisa dalla

Presidenza del Consiglio dei Ministri e dai Ministri competenti - si legge ancora nelle carte - secondo quanto concordato nel “Contratto per il governo del cambiamento” sottoscritto dalle forze di maggioranza dell’epoca".

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