Caso Robinho, chiesta l'estradizione al Brasile

Le autorità italiane hanno chiesto l'estradizione dell'ex calciatore milanista, condannato in via definitiva a nove anni per stupro. Ma il Brasile potrebbe rifiutare l'istanza

Caso Robinho, chiesta l'estradizione al Brasile

La richiesta di estradizione per Robinho è stata formalmente inviata al Brasile, dove attualmente si trova l'ex calciatore. Il Ministero della Giustizia ha inoltrato l'istanza per il trasferimento in Italia dell'ex attaccante rossonero, condannato in via definitiva, assieme a un amico, a nove anni di carcere per violenza sessuale di gruppo su una 23enne albanese, fatto avvenuto in un locale di Milano nel gennaio 2013. Del provvedimento è stato informato anche l'ufficio esecuzione della Procura milanese, che nei mesi scorsi aveva emesso un mandato d'arresto internazionale per lo sportivo, con istanza di estradizione.

La richiesta di estradizione

Ora la palla passerà direttamente alle autorità brasiliane, che dovranno rispondere alla richiesta italiana. Le probabilità che l'ex calciatore e il suo amico non vengano consegnati al nostro Paese, tuttavia, è ritenuta piuttosto alta, perché la Costituzione brasiliana non consente l'estradizione dei propri cittadini. L'istanza promossa dal nostro Paese, insomma, rischia di restare lettera morta.

Secondo le indagini, l'ex stella brasiliana avrebbe fatto bere la ragazza fino al punto da renderla incosciente e il gruppo l'avrebbe violentata a turno - senza che lei potesse opporsi - in un guardaroba di un locale milanese. Il processo avrebbe poi portato all'accertamento dei fatti e alla condanna a nove anni per il calciatore. La sentenza tuttavia arrivò quando Robinho era già tornato in Brasile, con l'intenzione di rimanervi.

I contatti col Brasile

A febbraio la Procura aveva inoltrato al Ministero la richiesta di estradizione e il mandato d'arresto internazionale per l'ex attaccante e per il suo amico Ricardo Falco. Nei mesi a seguire sono intercorsi contatti tra le autorità italiane e brasiliane ed è probabile che fosse stato indicato formalmente dove si trovasse l'ex milanista. Di conseguenza, l'Italia ha trasmesso gli atti del mandato d'arresto (non eseguito) con le richieste di estradizione per Robinho (alias Robson de Souza Santos) e il suo amico.

La sentenza di condanna

Nelle motivazioni della sentenza la Corte aveva scritto che l'ex calciatore e i suoi "complici" (quattro, attualmente, gli irreperibili) avevano manifestato "particolare disprezzo" nei confronti della vittima, "brutalmente umiliata".

Per questa vicenda, il Santos, squadra carioca per la quale il calciatore era tornato a giocare, aveva deciso di sospendere il contratto a Robinho, dopo che erano state pubblicate sui media brasiliani intercettazioni del processo dalle quali emergevano particolari raccapriccianti.

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