Dimenticate tutto. Dimenticate Mani Pulite, anni e anni di verbali, quintali di inchiostro e tonnellate di giornali. Scordatevi Calciopoli, il Bunga Bunga, poi fate che non «abbiamo una banca», dite addio ai furbetti del quartierino e rinunciate a malincuore all'indelebile «Lanzinechecco che se tr... ogni sera la Falchi». Mandate in pensione generazioni di cronisti di giudiziaria, che sulle «fughe di notizie» (vedi, notizie) hanno costruito inchieste, carriere e storia contemporanea del nostro Paese. Basta così. Perché se fosse valsa allora la lex Cantonis di oggi - un'indagine ferma a tempo indeterminato per «violazione del segreto istruttorio» - penseremmo di aver vissuto in Norvegia e non in Italia. Magari meglio. Sicuramente più noioso.
E allora ecco la Juventus là dove non arrivarono quasi trent'anni fa nemmeno gli avvisi di garanzia a mezzo stampa del pool milanese, di cui Raffaele Cantone si candida a raccogliere l'eredità di superstar in toga. Perché va bene aprire fascicoli per fughe di notizie (pratica ampiamente coltivata negli uffici di Procura, almeno quanto quella di dimenticarli nei cassetti abbastanza per renderli inoffensivi), ma bloccare un'inchiesta ad libitum sa di colpo di teatro, di ego ipertrofico, di un gesto un po' Dada che ha poco a che fare con la tutela del procedimento penale e un po' più - almeno come possibile conseguenza - con l'irragionevole durata dello stesso.
E poi dai, così il retropensiero diventa un'irresistibile tentazione. Quante volte si è letto di un'indagine per corruzione stoppata in questo modo? Sembra di sentirli, bande di maligni: fuga di notizie, rigore per la Juve.
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