Dal 1994 al 2006, tra il Veneto e il Friuli Venezia-Giulia, un uomo ha causato 34 attentati provocando il panico generale in tutta Italia. "Unabomber", così era stato battezzato colui che feriva con bombe artigianali, non è stato mai identificato fino a quando, nel 2006, un ingegnere era stato identificato come profilo compatibile al criminale. Elvio Zornitta era stato così accusato e la sua casa messa a soqquadro per trovare probabili indizi che lo allacciassero agli ordigni esplosi nel Nord-est della Penisola. Scagionato nel 2009 l'uomo ora chiede più di un milione di euro di danni.
Le esplosioni e il panico
In quegli anni di paura ogni cosa che prima era un semplice oggetto si trasformava agli occhi della gente in un'ipotetica bomba. Si raccomanda pubblicamente di non raccogliere oggetti da terra. Dilaga una psicosi collettiva. Si cerca in tutti i modi di raccogliere indizi e viene tracciato il profilo del dinamitardo: uomo, tra i 30 e i 40 anni, esperto di esplosivi, narcisista e con un bisogno costante di mettersi al centro dell'attenzione. Le indagini proseguono ma brancolano nel buio. Una bambina racconta di un uomo brizzolato e con i capelli corti che la guardava giocare con l'amichetto poco prima che raccogliesse un evidenziatore e gli esplodesse in mano perdendo un occhio e tre dita.
Tra errori fatti dagli inquirenti e la bravura di "Unabomber" è impossibile avere più notizie su quell'uomo che sta spargendo panico e nel frattempo si fa beffa delle indagini comparendo e scomparendo a proprio piacimento. A quel punto si mette una taglia di cinquanta mila euro sulla testa del criminale. Tutto continua a tacere; il silenzio viene interrotto solo dagli ordigni che continuano ad esplodere.
Un uomo in manette
Gli inquirenti continuano le indagini determinati a trovarlo. Il cerchio si stringe attorno a un ingegnere aeronautico con la passione per gli esplosivi: si chiama Elvio Zornitta. Il suo profilo coincide con quello del criminale perché vive nei pressi dei luoghi degli attentati e ha un laboratorio dentro il quale si trova ogni materiale utile per comporre le bombe. A incastrare del tutto l'ingegnere è un paio di forbici le cui lame corrispondono esattamente con il taglio delle confezioni che sono rimaste inesplose. L'uomo viene messo sotto osservazione notte e giorno, nonostante ciò Unabomber colpisce ancora ferendo anche alcuni bambini.
Nel 2006 gli attacchi cessano completamente, ma l'indagato continua a rimanere sotto i riflettori della magistratura e dei media. Inizia la guerra in tribunale tra l'accusa e la difesa. Quest'ultima addita l'altra parte di aver manipolato la perizia soprattutto sul lamierino e dunque è da rifare perché alterato. Cade così la prova regina dell'accusa. Nel 2009 Zornitta è scagionato e il giudice archivia il caso. Nel frattempo un poliziotto scientifico, Ezio Zernar, accusato di aver manomesso il lamierino, viene condannato a due anni.
Il risarcimento
L'ingegnere è per la giustizia italiana un uomo libero, ma gli anni di processo giudiziario e mediatico lo hanno destabilizzato psicologicamente. Per questo motivo chiede un risarcimento per i danni subiti chiedendo più di un milione di euro per inadempienza in quanto Zerner era un dipendente del ministero. Il giudice, invece, ha concesso 300 mila euro di indennizzo, cifra troppo elevata per lo Stato e troppo bassa per l'uomo, così entrambe le parti hanno presentato ricorso.
L'udienza si terrà a gennaio alla Corte d'Appello. Per il suo difensore infatti si tratta di un ulteriore sfregio perché: "Se non fossimo riusciti a scoprire la manomissione, forse Zornitta sarebbe ancora nelle carceri".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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