Caso Yara, parla Bossetti: "Sono una vittima"

L'assassino della piccola ginnasta ribadisce la sua innocenza: "Il trattamento che ho subito è stato scorretto e ha calpestato ogni diritto alla difesa"

Caso Yara, parla Bossetti: "Sono una vittima"

Massimo Bossetti dice di essere esasperato e sfoga la sua rabbia tramite una lettera indirizzata a Libero. Dopo aver scritto un libro, l'uomo ha dichiarato di sentirsi "travolto" dal "massacro mediatico" che lo ha "messo alle corde come un pugile che le ha prese di santa ragione". Il muratore di Mapello ha tenuto a ribadire ciò che sostiene da sempre: "Non sono né l'assassino della povera Jara, né il mostro che i media e i social hanno dipinto". Dice dunque di essere solamente un "uomo semplice che pensava al lavoro e a non far mancare nulla alla propria famiglia".

"Trattamento indegno"

Riferendosi anche "a quell'ex ministro dell'Interno incapace, che gridava al mondo che era stato preso l'assassino di Jara, calpestando la Costituzione", il 49enne ha voluto mettere in risalto che il trattamento riservatogli dalla giustizia italiana "è stato scorretto" poiché "ha calpestato ogni diritto alla difesa".

Bossetti ha poi rivelato che alcuni responsabili dell'organo giudiziario lo avrebbero pressato di confessare per ottenere dei benefici: "Come potevo confessare un delitto che non ho commesso? Se erano così sicuri di aver preso l'assassino, non li proponevano con insistenza, né benefici e tanto meno facevano produrre filmati manipolati da distribuire ai media".

L'uomo continua a ripetere che si è trattato di "un grave errore giudiziario" e chiede ancora di "ripetere la prova del Dna".

Conclude ribadendo le sue posizioni: "Non è giusto essere dipinto un mostro, non è giusto che mi abbiano affibbiato un ergastolo, non è giusto che venga commesso un errore giudiziario, per l'incapacità professionale".

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