Cassazione, baciare la moglie se non vuole è violenza sessuale

L’imputato è stato condannato in appello perché ha costretto la consorte al bacio impedendole di fuggire

Cassazione, baciare la moglie se non vuole è violenza sessuale

Può essere considerato reato di violenza sessuale anche dare un bacio sulla bocca alla moglie se dal contesto emerge che si viola la sua libertà sessuale. A sostenerlo è stata la Cassazione in una sentenza che ha così confermato la condanna in appello dell’imputato, pronunciata dalla Corte d'Appello di Messina. Le motivazioni sono poi state rese npote dallo Studio Cataldi. Secondo i giudici "è evidente" la consumazione di questo reato in quanto "l'imputato ha stretto il viso della vittima bloccandola per imporle il bacio sulla bocca e, contemporaneamente, e, nonostante la resistenza oppostagli, le ha impedito di sfuggire alla sua presa" nonostante fosse a conoscenza del volere della donna di porre fine al rapporto e di trasferirsi lontano dal marito.

La moglie aveva opposto resistenza

Nel caso in esame il marito stringeva il viso della moglie tra le mani, imponendole un bacio sulla bocca nonostante la donna gli mostrasse chiaramente la propria resistenza. L’uomo, consapevole delle intenzioni di allontanamento della moglie pretendeva invece che la relazione proseguisse, non volendo rassegnarsi al desiderio di separazione della consorte. Il fatto era avvenuto nel 2018 e il procedimento penale presso il Tribunale di Messina si era concluso con la condanna dell’uomo, poi parzialmente riformata con la Sentenza della Corte di Appello. Infatti, in linea generale il marito aveva tenuto condotte improntate alla prevaricazione, violenza e vessazione ai danni della donna. L’uomo era poi ricorso in Cassazione lamentando, tra i vari motivi, che non fossero state raccolte dichiarazioni dibattimentali sufficienti a provare la commissione del reato di violenza sessuale a lui imputato. La difesa inoltre aveva cercato di sminuire quanto avvenuto affermando che, per quanto il bacio si fosse verificato in assenza del consenso della donna, tuttavia non si erano verificate “violenze fisiche particolari, né violenze verbali”.

Inammissibile il ricorso del marito

Il procuratore generale aveva quindi chiesto che venisse dichiarata l'inammissibilità del ricorso e la richiesta era stata accolta dagli Ermellini con la sentenza numero 37.460 del 14 ottobre 2021. Facendo specifico riferimento alla descritta violenza sessuale, la Suprema Corte ricordava prima di tutto che, secondo una tesi risalente, “ai fini della configurabilità del reato di violenza sessuale, va qualificato come ‘atto sessuale’ anche il bacio sulla bocca che sia limitato al semplice contatto delle labbra”. I giudici avevano anche richiamato altra Giurisprudenza più recente, secondo la quale un bacio sulla bocca può configurare il reato di violenza sessuale, sebbene avessero insistito sulla “necessità di valutare la condotta nel suo complesso, tenendo conto del contesto sociale e culturale in cui l'azione è stata realizzata, la sua incidenza sulla libertà sessuale della persona offesa, il contesto relazionale intercorrente tra i soggetti coinvolti e ogni altro dato fattuale qualificante”.

Nel caso specifico, ai giudici della legittimità è parso chiaro che il marito abbia compiuto un atto invasivo e lesivo della libertà sessuale della moglie non consenziente, ritenendo irrilevanti eventuali fini ulteriori, anche se questi consistevano nel tentativo di riconciliazione con la vittima. Anche perché il soggetto era a conoscenza dell’intenzione della donna di porre fine al loro rapporto e di arrivare alla separazione, cosa che l’uomo assolutamente non concepiva.

La Cassazione ha affermato che “non occorre che la violenza sia di forma o veemenza particolare o, men che meno, brutale ed aggressiva, potendo essa manifestarsi anche come sopraffazione funzionale e limitata alla pretesa dell'atto sessuale stesso”.

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