Le voci e i suoni che rimbombano nel centro di Castellammare di Stabia hanno un sapore antico. I vicoli lunghi e stretti, su cui si affacciano antichi palazzi nobiliari decaduti, raccontano di un Mediterraneo secolare. Un mare, che nel bene o nel male, ha sempre favorito scambi o condivisoni. Che fosse l’arrivo o la partenza dei commercianti, di eserciti colonizzatori o di pirati, qui le genti si sono sempre mischiate e le pietre dei palazzi, con i loro differenti stili, lo testimoniano.
Un labirinto architettonico che può essere letto da occhi attenti. Un labirinto che racconta che queste case sono lambite dal Mare Nostrum. I passi che hanno percorso questi vicoli nei millenni sono quelli di milioni di persone. Ognuna di esse ha avuto le sue vicissitudini. Ognuna di loro, in qualche modo, ha contribuito alla storia moderna di Castellamare di Stabia (guarda le foto).
Oggi il popoloso centro a ridosso della Penisola Sorrentina vive un’epoca incerta. Per secoli è stato una zona industriale e agricola, qui hanno sede i cantieri navali più antichi d’Italia ancora attivi.Furono fondati nel 1783 da Giovanni Edoardo Acton, primo ministro del Re Ferdinando IV di Borbone. Nel 1931 qui venne costruita la famosa nave scuola militare Amerigo Vespucci. Oggi il cantiere è di Fincantieri e dopo anni di crisi ha ricominciato a lavorare bene. Non tutte le nuvole all’orizzonte si sono però dissolte. Il cantiere non ha un bacino così grande da permettere di costruire navi di grande stazza e la Regione non sembra voler affrontare l’investimento, in quanto sembra più interessata a promuovere uno sviluppo turistico nella zona. Una politica che ha lasciato molti attori perplessi in quanto la cantieristica non si contrappone affatto ad uno sviluppo turistico.
Giuseppe Terracciano, segretario generale della Fim Cisl Campania, ricorda come il cantiere oggi sia uno dei più produttivi per quanto riguarda le ore lavorate e la flessibilità dei lavoratori e come la cantieristica sia nel Dna della città.
Per ora Fincantieri ha ovviato al problema del bacino facendo costruire nel cantiere tronconi di navi, parte degli interni o traghetti. Ma ancora non si ha una visione chiara a lungo termine.
Quello che colpisce è che invece di puntare sullo smantellamento del cantiere, per attrarre turisti basterebbe mettere a regime quello che si ha. Per esempio il bellissimo sito archeologico di Stabiae, con le sue ville romane come quella di San Marco e di Arianna. Il sito, seppellito anch’esso durante l’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C., è ancora poco conosciuto. Uscendo dalla Circumvesuviana non è affatto segnalato e la strada per raggiungerlo ha marciapiedi disconnessi e pericolosi. Arrivati davanti alla villa di San Marco,l’unico cartello stradale è illeggibile. All’interno, come a Pompei, Ercolano e Oplontis, non vi sono cartelli che avvertono che non si può usare il flash per fotografare gli affreschi. Nella più affollata Pompei pare evidente che i custodi non riescano a controllare che le migliaia di turisti non usino il flash. Eppure pare che la Sovrintendenza sia contraria a mettere la segnaletica dei divieti e che non chieda alla politica di istituire salate multe per chi non rispetta le regole. L’ingresso agli scavi di Stabie è inoltre gratuito. Contando che siamo a poche centinaia di metri dall’inizio della Penisola Sorrentina, parlare di sviluppo turistico e non valorizzare questo sito, appare quanto meno strano. Oggi per fortuna il sito di Stabiae è al centro di un grande progetto internazionale che prevede la creazione di un parco archeologico insieme all'università del Maryland, tramite la fondazione RestoringAncient Stabiae. I risultati però non sembrano soddisfacenti.
La Campania non è ancora capace di gestire il flusso del turismo, La Costiera Amalfitana, la Penisola Sorrentina, Pompei ed Ercolano, sono talmente piene che il turismo da risorsa potrebbe diventare quasi un problema da contenere, mentre a pochichilometri vi sono siti splendidi quasi deserti. Eppure non si riesce ancora a dirottare parte del turismo verso questi luoghi.
Inoltre il turismo non va messo in contrapposizione all’industria. Molti turisti sarebbero felicissimi di mangiare sul lungo mare di Castellammare guardando gli operai costruire lo scafo di una nave da crociera o militare. Così come appare strano che non vi sia un museo per celebrare i più antichi cantieri navali della penisola italiana ancora in funzione (guarda le foto).
Eppure un museo della cantieristica navale, sarebbe complementare a quello ferroviario di Pietrarsa, che si trova lungo la Circumvesuviana tra Portici e Napoli. Il museo si trova nei padiglioni di costruzione e manutenzione dei treni della prima ferrovia della penisola italiana, sempre voluta dai Borbone. I due musei costituirebbero un polo museale della tecnica unico per la sua bellezza e interesse.
Per puntare sul turismo bisognerebbe poi risolvere definitivamente il problema del fiume Sarno che sfocia tra Castellammare di Stabia e Torre Annunziata e che è uno dei più inquinati in Europa. Il fiume non ha solamente un problema di sversamenti illegali fatti da concerie e siti dell’industria agroalimentare, ma anche di mancanza di fognature in molti paesi a monte e di depuratori di ultima generazione. Le acque del Sarno finiscono per inquinare in modo drammatico il mare di Castellammare e del Golfo di Napoli.
Inoltre, come insegnavano le passate generazione, bisogna diversificare, non si può pensare che il turismo dia lavoro a tutti. Meglio puntare su un giusto mix di turismo, cantieristica e agroalimentare, investendo però su tecnologie non inquinanti. Soprattutto in una zona un tempo molto industriale e che negli ultimi trent’anni anni ha vissuto una crisi notevole.
Un
buon segno è invece la realizzazione del nuovo lungomare, che è davvero molto bello. Una passeggiata piacevole tra l’antico centro, i ristoranti e il cantiere navale. Perché la tecnica e il mare non sono nemici, ma alleati.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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