Le due variabili sono l'esito dell'ormai imminente referendum e il sistema elettorale con il quale, quando sarà, si voterà per le politiche. La sola certezza, invece, è che all'indomani del 4 dicembre - comunque vadano le cose - il centrodestra avrà bisogno di avere un interlocutore credibile e affidabile per gestire il post-referendum. Con scenari comunque impegnativi: in caso di vittoria del «no», infatti, è più che probabile una crisi di governo; dovessero prevalere i «sì», pur blindando l'esecutivo Matteo Renzi potrebbe comunque aprire un tavolo per mettere mano all'Italicum, tema su cui il Quirinale pare sia piuttosto sensibile.
È sostanzialmente in questa prospettiva che sembra muoversi Silvio Berlusconi. Che non sta solo ridimensionando Stefano Parisi, ma si sta soprattutto proponendo come padre nobile dell'area di centrodestra. Di qui il richiamo a Matteo Salvini, al quale tende la mano quando dice che senza la Lega non si vince, per poi però aggiungere che il populismo da solo non basta. È più tranchant, invece, con Parisi che avrebbe deluso le aspettative. Non tanto per i suoi affondi contro i big di Forza Italia o contro lo stesso Salvini - di cui Berlusconi era stato messo a conoscenza in anticipo - quanto perché i sondaggi continuano a non premiarlo: sia la fidata Euromedia Research che gli altri istituti, infatti, nell'ultimo mese non hanno registrato alcun incremento di consensi per Forza Italia. L'operazione Parisi, insomma, non sembra portare benefici.
Un Berlusconi, dunque, che prova a vestire i panni del vecchio saggio e, di fatto, si riprende la scena nel centrodestra come non accadeva da tempo. Non è un caso che Salvini, legittimamente, stia facendo il possibile per sfilarsi e ritagliarsi un ruolo autonomo e non più in tandem con l'ex premier. Che si propone come interlocutore di riferimento anche quando concede a Renzi l'onore delle armi: è lui «l'unico leader vero» che c'è oggi in politica. L'altro, è il sottinteso, è proprio Berlusconi. Un messaggio a Sergio Mattarella in vista del post-referendum, visto che ormai anche i Cinque stelle sono considerati un interlocutore non affidabile. Non è un caso che l'ex premier ci tenga a dire che dopo il referendum «tutto sarà nelle mani del capo dello Stato» e Forza Italia si comporterà «con senso di responsabilità».
La partita che sta giocando Berlusconi, insomma, non sembra essere quella della leadership del centrodestra (che, peraltro, si dovesse tornare al proporzionale non avrebbe neanche più ragione d'essere). Ma una sfida molto più a breve termine e che guarda ai giorni che verranno dopo 4 dicembre.
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