Ce lo chiede l'Europa

Non è ancora finita e non si torna indietro. È questo il clima che si respira in Europa. Non sono certezze, ma segni sul percorso della crisi.

Ce lo chiede l'Europa

Non è ancora finita e non si torna indietro. È questo il clima che si respira in Europa. Non sono certezze, ma segni sul percorso della crisi. È un po' un modo per fare i conti, per dire come stiamo messi e cosa ci aspetta. A che punto è la notte. Il primo messaggio, quello sull'orizzonte, è della Bce. Le parole sono di Fabio Panetta, che fa parte del consiglio direttivo della Banca Centrale europea. «La ripresa - sostiene - è ancora incompleta. L'aumento dell'inflazione e la risalita dei contagi rendono il futuro incerto». Molto dipende dal piano Next Generation. I governi ci stanno lavorando, ma l'impatto si vedrà solo tra un paio di anni. È la grande scommessa e non dipende dal fato ma da una leadership forte e dalla capacità di immaginare il futuro. Non è detto che l'Europa sia pronta. È un continente che fatica a riconoscersi, come una comunità legata, bene o male, allo stesso destino.

Il secondo segnale arriva da Klaus Regling. Cosa dice il direttore del Mes? «Nessuno pensi di applicare in modo rigido il patto di stabilità: costerebbe caro». Non ci sono le condizioni politiche e economiche. Il fatto che a dirlo sia un economista tedesco non è irrilevante. Berlino si sta allontanando, con calma, dalle posizioni dei Paesi frugali. Non sostiene a tutti i costi le politiche di austerità. La pandemia ha segnato un confine e il mondo che c'era prima non esiste più. La Germania sta disegnando con Francia e Italia un triangolo che dovrebbe dare stabilità e prospettive all'Europa. C'è un patto Berlino-Parigi e uno Parigi-Roma, ora serve il terzo lato. È quello appunto su cui sta lavorando Draghi. Non è un segreto. È il senso della sua missione al di fuori delle politiche nazionali. È il motivo per cui ha un peso che va oltre la poltrona che occupa. È lì che il suo scudo funziona. Tanti ricordano che Draghi sta prendendo il ruolo in Europa che fino a ieri era occupato dalla Merkel. Draghi il punto di riferimento. Draghi autorevole, carismatico, in grado di superare i mal di pancia di chi pensa solo agli interessi nazionale. L'idea, insomma, è quella di un personaggio in grado di incarnare le speranze dell'Europa dopo la pandemia. In questi giorni è riuscito per esempio per la prima volta a compattare le nazioni del Sud (Italia, Francia, Spagna, Grecia e Romania) su una normativa per calmierare i prezzi dell'energia. È la battaglia delle bollette. Lo ha fatto in un momento di minore forza politica rispetto al passato, con una maggioranza di governo spaventata dalla corsa al Colle.

Draghi può svolgere questo ruolo anche dal Quirinale? La realtà è che la Costituzione non lo prevede. Mattarella non ha i poteri di Macron. Non siamo in un sistema presidenziale e Draghi non può incarnare quel ruolo forzando la legge. Non potrà più essere lui il punto di riferimento per l'Europa.

Non può fare il leader della Next Generation Ue guardando l'orizzonte dal Colle. Toccherà a un altro. Non solo in Italia, ma anche in Europa. Ecco perché deve rimanere a Palazzo Chigi. Lo scenario è più ampio. La Germania, per dirla senza giri di parole, si fida di Draghi e molto meno di Macron.

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