Monsignor Stefano Russo, segretario generale della Cei, interviene sulla querelle attorno al crocifisso. Quello che il ministro grillino Lorenzo Fioramonti vorrebbe fuori dalle aule scolastiche. Il governo giallorosso presta il fianco al ritorno di un certo laicismo, mentre il vertice dei vescovi italiani aveva già detto la sua pochi giorni fa, ma per rimarcare la posizione dei presuli italiani sulla cosiddetta "liberalizzazione dell'eutanasia": sono contrari, com'era prevedibile che fosse. Ma anche questa sul crocifisso rischia di tramutarsi in una battaglia tra due modi di vedere il mondo, tra due visioni differenti di interpretare la contemporaneità.
Il monsignore, come riporta l'Agi, che è l'agenzia cui l'alto ecclesiastico ha riferito le sue considerazioni, ha voluto rammentare come il crocifisso"non" sia "assolutamente un simbolo divisivo". Ma questo è solo il preludio. Perché poi arriva il monito finalizzato a tutelare la civilità occidentale: "Qui - ha proseguito il successore di mons. Nunzio Galantino - non si tratta di una questione confessionale, ma di civiltà e di appartenenza a una cultura intrisa di Cristianesimo e anche di ciò che ne è scaturito in termini di accoglienza e di integrazione". La religione, quiindi, c'entra fino a un certo punto, se non per nulla.
Anche Mons. Stefano Russo ha notato come, di volta in volta, la boutade ideologica sul crocifisso fuori dalle scuole del Belpaese torni sul tavolo dell'attualità politica. Di solito - può essere aggiunto - ciò accade durante i mandati dei governi di centrosinistra, per via di una determinata connotazione culturale. Monsignor Russo questo non lo evidenzia ma, ricorda come alcune disposizioni giuridiche abbiano già risposto a chi vorrebbe un'istituzione scolastica priva di riferimenti sacri: "...due pronunciamenti del Consiglio di Stato, una sentenza della Corte Costituzionale e una della Grand Chambre della Corte Europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo".
Infine, però, c'è un cartellino giallo per la comparsa dei simboli cristiani nel bel mezzo delle campagne elettorali o, comunque, in contesti che buona parte degli ambienti ecclesiastici hanno considerato fuori luogo. In relazione a questo ultimo assunto, il pensiero, nonostante un riferimento diretto non ci sia, non può che soffermarsi su quanto messo in campo recentemente da Matteo Salvini, con il rosario e le invocazioni di protezione che conosciamo.
Il segretario della Cei ha affermato di non "giudicare la fede degli altri", ma ha anche ribadito come "ostentare i simboli senza avere una coerenza di vita" sia "fuorviante". Un atteggiamento che per il segretario della Cei fa il paio con quello di chi non tiene in considerazione le "radici" su cui è fondata la nostra civiltà.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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