Cervelli in fuga, in Svizzera...

Sempre più italiani e francesi lasciano il loro Paese per trasferirsi in territorio elvetico. Nel 2012 il record

Cervelli in fuga, in Svizzera...

Nel corso del 2012, 55.430 cittadini europei, soprattutto italiani e francesi, si sono trasferiti in Svizzera; il dato proviene dall'Ufficio federale della migrazione. Secondo Marco Jaeggi, della Libera università di Lugano e specialista nel trasferimento di aziende e persone in Svizzera, è il record assoluto e conferma la crescita dei flussi degli ultimi anni. “Si tratta di imprenditori e professionisti gente che genera ricchezza e occupazione; cercano un clima favorevole all'impresa, certezza nel diritto, spirito liberale” osserva. E aggiunge: “A questo fenomeno va sommato quello del trasferimento di aziende. Se nel quarto trimestre del 2012 il Pil elvetico è aumentato dell'1,4% rispetto al quarto trimestre 2011, questo è dovuto anche a un aumento delle imprese. Il numero delle aziende trasferite non si può calcolare, perché un'azienda che si sposta in Svizzera appare come una nuova. Oggi molte fasi dei cicli produttivi sono stati fisicamente trasferite in Svizzera, soprattutto progettazioni e servizi. In un'area di 30 chilometri, nel Ticino, tutte le griffe italiane hanno insediato i loro centri di logistica e di commercializzazione di prodotti d'abbigliamento, anche se fabbricati altrove”.

La Svizzera resta una meta per capitali stranieri. Secondo i dati che lo stesso Jaeggi riferisce, nelle banche svizzere è depositato l'equivalente di 5.800 miliardi di euro, di cui 2.800 provenienti dall'estero, almeno il 10% dall'Italia, in linea con i dati degli ultimi anni. Dall'Italia provengono anche 130 miliardi non dichiarati al fisco italiano, frutto cioè di attività o di pagamenti in nero. “Rispetto ad allora non ci sono variazioni sensibili – assicura – anche se il prelievo forzoso imposto a Cipro rappresenta un forte elemento di paura e spinge alla difesa dei patrimoni”.

Quel “nero” italiano sui conti svizzeri potrebbe essere facilmente essere sottoposto a imposizione fiscale in Italia: basterebbe un accordo tra i due Stati ma, nonostante i colloqui, non è mai stato sottoscritto. Lo hanno firmato per ora Gran Bretagna e Austria, la Germania si è sfilata all'ultimo. In che cosa consiste? La banca presso la quale è aperto il conto è sostituto d'imposta; basta che dica al titolare: o paghi oppure comunichiamo i tuoi dati al fisco italiano: se il titolare non ha nulla da temere, accetta. L'aliquota concordata tra Svizzera e Gran Bretagna è tra il 21 e il 41%; con questo modello l'Italia potrebbe incassare, senza alcuna difficoltà, almeno una decina di miliardi.

538em;">Perchè finora l'accordo non è stato raggiunto? “Vedo due motivi – spiega Jaeggi -: il governo Monti, che sembrava vicino alla firma, da un certo momento in poi non ha più avuto i poteri per sottoscrivere trattati internazionali. E poi c’è un fatto ideologico, perché la sinistra ritiene che un accordo del genere legalizzi fondi irregolari”.

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