Chi vuole incantarci sulla marijuana

Chi vuole incantarci sulla marijuana

Il presidente del Senato Elisabetta Casellati ha dichiarato inammissibile l'emendamento alla manovra finanziaria che dava il via libera alla vendita della cannabis light, altrimenti detta «spinello leggero». La droga di Stato è quindi rinviata a data da destinarsi (speriamo mai) e questo ha suscitato l'ira dei suoi sponsor, il primo dei quali è il grillino Giuseppe Brescia, presidente della Commissione Affari costituzionali della Camera, che è arrivato a chiedere le dimissioni della Casellati.

Brescia, che alla faccia del cognome è barese purosangue, fino ad oggi aveva lasciato qualche traccia della sua esistenza in quanto convinto sostenitore delle Ong sbarca immigrati, del movimento dei gretini, della legge sullo Ius Soli e per il suo odio nei confronti dell'informazione (propose, anche in quel caso senza successo, l'abolizione del finanziamento pubblico all'editoria).

Ma, a parte lo «spinelli&immigrati sì, giornali no», chi è questo signore? Nel suo curriculum si legge che è laureato in pedagogia, il che dovrebbe fare presumere una certa competenza in questioni educative. Solo che le sue esperienze lasciano perplessi. Avrebbe lavorato - si legge - sei mesi in Polonia, otto in Australia (da dove sarebbe scappato «perché disgustato dal consumismo») e «pochi mesi in Italia» prima di approdare in Parlamento. Il conto è presto fatto: Brescia, oggi giunto a 37 anni, ha lavorato in vita, bene che vada, non più di un anno e mezzo, week end e feste comandate comprese (per di più non si capisce a fare che cosa e con chi).

A occhio, quindi, non parliamo di un accademico né di uno scienziato. Non sappiamo neppure da dove gli arrivi questa passione per la cannabis, su che studi fondi le sue teorie. A me - senza alcun riferimento a persone esistenti - viene in mente la battuta di un comico americano, Lenny Bruce: «La marijuana sarà legale grazie ai molti studenti di legge e di sociologia che fumano erba e che un giorno diventeranno deputati e la legalizzeranno in modo da proteggere se stessi».

Se Brescia non si offende, io più che la marijuana continuerei a coltivare il dubbio sulla non pericolosità di questa simpatica fogliolina, leggera o pesante che sia.

Fior di educatori con esperienza superiore ai 18 mesi tra Polonia, Australia e Bari la pensano come noi. E come la Casellati, che non sarà esperta di medicina, ma neppure tanto ingenua da cadere in questa spudorata trappola grillo-piddina.

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