Il pm di Brescia, Erica Battaglia, ha chiesto di condannare a sette anni di carcere Anas el Abboubi alias Al Italy, il primo foreign fighter italiano di origine marocchina di 26 anni. Sul giovane - fuggito in Siria alla fine del 2013 e di cui nel frattempo si sono perse le tracce (potrebbe essere morto) - pende un mandato di cattura internazionale. Secondo l'accusa il ragazzo aveva studiato e diffuso il Jihad, formando un suo gruppo e cercando di fare proselitismo. "Per fortuna è partito - ha spiegato questa mattina il pm Erica Battaglia - altrimenti avrebbe potuto colpire in Italia, magari proprio a Brescia". Per questa ragione deve essere condannato, pur non escludendo che l'imputato possa essere caduto sul fronte siriano all'inizio del 2014.
Come raccontato in passato dal Giornale, il ragazzo diceva di amare "il tricolore e l'Italia", salvo accusare però gli italiani di rifiutarlo. Di qui la trasformazione, lenta ma inarrestabile, in un soggetto radicalizzato. Dopo avere abolito alcool, musica e spinelli, nel 2012 el Abboubi si presenta in Questura a Brescia a chiedere i permessi per una manifestazione. Niente di strano, se non rivelasse di voler dare fuoco a bandiere israeliane e americane. Vorrebbe fare proseliti, ma non ci riesce. A un certo punto, però, scopre internet, dove svela al mondo la sua voglia di combattere e fonda la succursale italiana di Sharia 4, l'organizzazione belga famosa per aver inviato centinaia di giovani in Siria. Tramite Google Maps, nel 2013, compie alcuni sopralluoghi virtuali della stazione ferroviaria e di una caserma di Brescia.
Elementi più che sufficienti, per la Digos della città, per sbatterlo in cella. Poco dopo, grazie a un decreto di scarcerazione, Anas torna libero. Per lui in Italia non c'è spazio e fugge sul fronte turco-siriano. Da allora se ne sono perse le tracce.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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