Chiude ufficialmente il Cara di Mineo, Salvini: "Promessa mantenuta"

Il ministro dell'interno annuncia una visita a Mineo nella giornata di martedì dopo la definitiva chiusura del Cara

Chiude ufficialmente il Cara di Mineo, Salvini: "Promessa mantenuta"

Il trasferimento avvenuto nella giornata di martedì degli ultimi 68 ospiti presenti, sancisce la definitiva chiusura del cara di Mineo.

Si tratta di un obiettivo molto caro in primo luogo al ministro dell’interno Matteo Salvini, che non a caso commenta la notizia parlando di “promessa mantenuta” ed impegno rispettato con gli elettori: “Martedì sarò lì”, scrive poi sui social il leader della Lega.

Ma la storia del Cara di Mineo affonda le sue radici all’inizio della primavera araba, ossia nei primi mesi del 2011. Le coste siciliane sono raggiunte da un’ondata senza precedenti di sbarchi per via dello scoppio delle proteste in Tunisia e la destabilizzazione della Libia. A quel punto il governo, che vede al Viminale Roberto Maroni, individua nell’ex residence degli aranci di Mineo, in provincia di Catania, il luogo ideale per stanziare un centro d’accoglienza.

Qui infatti vi è un vero e proprio villaggio, costruito negli anni ’90 per i soldati statunitensi stanziati a Sigonella e nell’ex base di Comiso. Il residence si trova in una delle zone meglio raggiungibili del Calatino, la regione cioè a cavallo tra la provincia etnea e quella siracusana.

In quelle settimane del 2011 nessuno però si aspetta quello che poi accade negli anni successivi: nel 2014 infatti, quando al governo vi è Renzi ed il ministero dell’interno è guidato da Angelino Alfano, il Cara di Mineo arriva ad ospitare più di 4.000 richiedenti asilo.

Un vero e proprio record, che fa di questa struttura il centro d’accoglienza più grande d’Europa. Al tempo stesso, diventa una delle poche “industrie” di una zona, quale quella del Calatino, dove è alta la disoccupazione: 400 operatori all’interno del Cara significano per il territorio vera e propria boccata d’ossigeno sotto il profilo economico.

Lo sa bene la politica locale: nascono diverse inchieste, una di queste riguarda un presunto scambio di voti. Alcuni testimoni parlano di come, per entrare a lavorare all’interno del Cara, in quel periodo occorre avere la tessera dell’Ncd, il partito di Alfano.

Il Cara viene anche coinvolto nell’inchiesta “mafia capitale”, con organizzazioni malavitose che si contendono la gestione di alcuni servizi interni al centro. La struttura è però considerata anche un salasso per l’intero territorio di Mineo e del Calatino.

Al suo interno infatti nascono spesso scontri tra le varie etnie che dimorano nella struttura, così come spesso si assiste a proteste dei migranti che sfociano in occupazioni di strade e vie di comunicazione adiacenti al Cara.

Nel 2015 arriva poi l’episodio che più desta scalpore e clamore sotto il profilo della cronaca: una coppia di coniugi viene rapinata ed uccisa brutalmente all’interno della propria villa a Palagonia. L’autore del gesto è un ivoriano ospite del Cara, condannato di recente all’ergastolo. Da quel momento le ragioni della sicurezza prendono il sopravvento e si preme per un ridimensionamento della struttura.

Il Cara dunque diventa un simbolo del malfunzionamento dell’accoglienza, nel 2017 inizia quindi a vedere sempre meno ospiti grazie ad una graduale diminuzione anche degli approdi. Come detto ad inizio articolo, per Salvini il Cara diventa uno degli obiettivi principali della campagna elettorale: la sua chiusura appare un imperativo categorico ed il piano di smantellamento del centro inizia a prendere corpo ad inizio anno.

A febbraio i primi trasferimenti, i migranti vengono spediti in strutture più piccole nel resto della Sicilia e del sud Italia. Il colpo di grazia viene dato anche dalle ultime indagini effettuate dai Carabinieri e dalla Polizia a Catania, che dimostrano come il Cara sia un vero e proprio hub della mafia nigeriana.

Nelle ultime ore quindi la definitiva chiusura, che non lascia però tutti d’accordo nelle modalità: il sindaco di Mineo infatti, nelle settimane scorse chiede maggiore attenzione per il territorio.

Le preoccupazioni del primo cittadino Giuseppe Mistretta, riguardano la possibilità di uno Stato che lascia al suo destino questa zona della Sicilia senza misure compensative per i tanti anni di sacrifici dovuti alla presenza del Cara.

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