Un Mussolini redivivo nell'Italia di oggi, tragicomico Duce che sogna di rifondare l'Impero al tempo digitale dei social network: Facebook&orbace, Eia! Eia! chat chat chat. Una nuova avventura politica del vecchio Uomo Forte in un Paese che, come da luogo comune, «Quando c'era Lui, caro Lei... ». E un popolo di fessi e di selfie (gli italiani) che ci ricasca. Ecco. È la trama - col sottopancia: «La storia si ripete sempre due volte: la prima volta come tragedia, la seconda come cinepanettone» - del film di Luca Miniero Sono tornato, remake del tedesco. Lui è tornato di David Wnendt del 2015 (a sua volta tratto dal romanzo di Timur Vernes, cronaca ed effetti della ricomparsa di Hitler nella Germania dei giorni nostri).
Metteteci che il film uscirà il 1º febbraio, in piena campagna elettorale. Che arriva - per caso... - sull'onda polemica della legge Fiano e dei reiterati allarmi per il ritorno strisciante del fascismo, oggi. Metteteci che il film ha come protagonisti un Massimo Popolizio perfettamente nella parte dittatoriale (almeno vedendo l'irresistibile trailer), con un cast di tele-vip come Frank Matano (e con camei super pop come quello di Alessandro Cattelan). Metteteci che è una commedia grottesca che irride l'atavica propensione al servilismo del popolo italico sempre in attesa del primo ducetto che passa la politica nazionale. Metteteci che il regista ha già detto: «Le condizioni del nostro Paese oggi ricordano da vicino quelle che all'epoca rappresentarono un terreno fertile per il fascismo» (una sonora falsità storica, ma che fa sempre effetto). E avrete servito il caso cinematografico di inizio anno. La pubblicità è l'anima del progresso, e le polemiche giornalistiche sono il corpo tipografico della pubblicità. Lui è tornato, ma è tutto già visto.
Il mondo è fatto di: 1) folli che credono ancora nel fascismo; 2) ipocriti che lanciano allarmi interessati di fronte a neofascismi inesistenti; 3) furbi che ci marciano. Ciak, si gira. Il film sarà un successo.
Poi, è successo anche che ieri, per lanciare la pellicola, la pagina Facebook di Sono tornato ha usato come motto - maschio esempio di marketing autarchico - la frase: «Dal 1º febbraio sugli schermi italici il film che interpreta il sogno di metà degli italiani e l'incubo di tutti gli altri» (ma davvero solo metà?). Scatenando una guerra ideologica digitale che è facile immaginare. «Metà degli italiani» (!!!) Voluta provocazione a fini virali? Infelice battuta fuori copione post-produttiva? Raffinato slogan di autoironica riflessione politologica? Da qui al 1º febbraio ci sarà tempo per capirlo. Intanto, vale la pena leggere i 3.237 commenti (al momento) sotto la tag line della pagina Facebook.
Uno splendido spaccato antropologico del populismo italico (battuta culto del film: «Vi ho lasciati che eravate un popolo di analfabeti e vi ritrovo uguali»). Lui sarà anche tornato, ma molti cretini non sono mai andati via.
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