In Cile è in atto una vera e propria campagna a favore dell'aborto. La ONG Corporacion Miles propone una serie di simulazioni affinché le donne riescano ad abortire procurandosi volontariamente incidenti. Obiettivo? Far prendere coscienza e legalizzare l'aborto terapeutico. Gli spot che vedono protagoniste giovani donne incinte risultano tanto originali quanto macabri, creando non poche polemiche tra l'opinione pubblica.
Una giovane spiega convinta che una tecnica per ottenere un aborto sicuro è di attraversare la strada quando scatta il semaforo giallo, perché le macchine aumentano la velocità per non fermarsi al rosso. A modi video-selfie, la donna si butta letteralmente sulle strisce pedonali allo scattare del giallo e viene travolta. Un'altra scioccante tecnica è quella mostrata da una giovane e potenziale mamma che spiega come lanciarsi di schiena giù per le scale, assicurandosi di essere sola in casa.
Oppure provocarsi un aborto tagliando l'estremità di un tacco alto e affrontare poi una lunga passeggiata sicure di cadere e di perdere il bambino. Tutti gli spot finiscono con questo appello "In Cile un aborto accidentale è l'unico aborto che non è delitto".
I video, secondo i promotori, vogliono stimolare e informare l'opinione pubblica sul progetto di legge che riguarda la gravidanza a rischio o indesiderata e che si discute proprio in questi giorni al Parlamento cileno, su impulso della presidente Michelle Bachelet.
Sebbene il Cile sia ancora uno dei sei Stati, incluso il Vaticano, dove l'interruzione di gravidanza è illegale e penale, la pubblica opinione sta cambiando idea, almeno stando ai risultati di un'inchiesta realizzata nel mese di febbraio dove il 71% dei cileni è a favore della depenalizzazione dell'aborto. Secondo i dati del Minstero della Salute cileno, 16.510 donne all'anno sono ricoverate per gravidanze rischiose sia per la vita della futura mamma sia per quella del feto che in molti di questi casi è affetto da malformazioni gravi. Basti pensare che il tasso di morte per malformazioni del feto, in Cile, conta 500 casi all'anno.
Un dibattito molto delicato e che invita a riflettere soprattutto su impulso delle parole rilasciate da Michelle Bachelet: "Quando si rischia la propria vita o quella del feto, frutto spesso di violenze sessuali, vengono messi in discussione principi etici, diritti e criteri di umanità che entrano in gioco".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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