Sono adesso in 31 a bordo della nave Mare Jonio, a fronte dei 98 inizialmente recuperati dalla nave dell’Ong Mediterranea Saving Humans. Dopo il trasporto a Lampedusa di 64 tra minori e persone bisognose di cure, nelle scorse ore altri tre sono stati fatti scendere sempre per motivi di salute.
Inizia così dunque il quinto giorno in mare per la Mare Jonio, alla quale i ministri di Interno, Difesa ed Infrastrutture venerdì negano l’accesso in acque italiane.
Dall’imbarcazione si continua però a fare pressing sia politico che mediatico per sbarcare a Lampedusa. In particolare, si fa riferimento alle condizioni a bordo della Mare Jonio giudicate proibitive e per le quali si invoca un’azione da parte degli organi giudiziari, come avvenuto lo scorso 22 agosto con la nave Open Arms.
Quest’ultima, ferma per diversi giorni a largo di Lampedusa, viene poi fatta sbarcare nel porto dell’isola più grande delle Pelagie proprio per via dell’intervento della procura di Agrigento, la quale mette sotto sequestro il mezzo a causa delle proibitive condizioni riscontrate a bordo dal procuratore Luigi Patronaggio.
Secondo i report che arrivano dalla Mare Jonio, la situazione è complicata sia dalle condizioni del mare sempre più precarie a causa dell’arrivo del maltempo, così come anche dalla penuria di acqua a bordo e dalla presenza di vestiti ed oggetti sporchi sul ponte.
Da un punto di vista sanitario, ciò che preoccupa maggiormente è la presenza di alcuni casi di scabbia a bordo: a riportarlo è l’AdnKronos, secondo cui i casi vengono riscontrati nelle scorse ore in almeno 5 dei 31 migranti ancora presenti a bordo.
Una situazione quindi definita “seria”: l’Ong non chiede lo sbarco soltanto di chi ha problemi di natura sanitaria, ma spinge affinché si arrivi all’approdo della nave a Lampedusa.
Una guerra di nervi dunque quella intrapresa dalla Mediterranea Saving Humans, la quale spera a breve di poter arrivare nel porto dell’isola delle Pelagie e vincere idealmente il braccio di ferro ingaggiato nei giorni scorsi con l’uscente governo gialloverde e, in particolare, con l’uscente ministro dell’interno Matteo Salvini.
Mentre la Alan Kurdi, nave dell’Ong tedesca Sea Eye, si dirige verso Malta dopo l’altro diniego di ingresso decretato dal governo italiano nelle ultime settimane, all’orizzonte rischia di scoppiare un altro caso: quello della nave “Eleonore” dell’Ong LifeLine.
Il mezzo ha forzato il blocco, entrando in acque italiane e dirigendosi verso il porto di Pozzallo
con 104 migranti a bordo. Dalle ultime notizie, si apprende che la procura di Ragusa ha ordinato il sequestro della nave, con la Guardia di Finanza giunta sul posto per notificare il provvedimento all’equipaggio.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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