La conferma è appesa al verdetto dei tecnici del Cts. Ma i dati della bozza dell'ultimo monitoraggio dell’Istituto superiore di Sanità (Iss), sul periodo 28 dicembrte-3 gennaio, parlano chiaro. La Lombardia, riporta Adnkronos, con Rt a 1,27 da domenica 10 gennaio sarà in zona arancione insieme a Veneto, Emilia Romagna, Calabria e Sicilia. Mentre le altre regioni dovrebbero rimanere in fascia gialla. Non ci saranno, invece, regioni in zona rossa. È attesa in serata l'ordinanza del ministro della Salute Roberto Speranza che definisce la classificazione cromatica delle regioni in vigore da domenica 10 gennaio fino a venerdì 15, data in cui scade il Dpcm. Eventuali proroghe della divisione a fasce verranno valutate e inserite con il nuovo provvedimento adottato dal governo.
Ma lo schema a zone riceve, intanto, l'avallo del presidente del Consiglio superiore di sanità, Franco Locatelli: "Il sistema di classificazione - ha dichiarato Locatelli durante la conferenza stampa al ministero della Salute sull'analisi dei dati del monitoraggio regionale della cabina di regia - per fasce ha portato largamente a risultati sia in termini di riduzione della diffusione del contagio sia nella capacità di mantenere la situazione sotto controllo in un periodo potenzialmente a rischio significativo di una ripresa dei casi".
Non del tutto in linea con il collega del Cts, il presidente presidente dell'Istituto Superiore di Sanità (Iss) Silvio Brusaferro, più cauto sull'efficacia della classificazione a colori introdotta dall'esecutivo. "Il sistema di monitoraggio deve crescere e svilupparsi sulla base delle esperienze, anche con nuovi indicatori e nuove soglie, ma le misure adottate la loro funzione l'hanno svolta - rimarca - ora si tratta di modularle ed applicarle nei diversi contesti, per fare in modo che questa ripartenza possa essere mitigata, controllata". Una recrudescenza generalizzata che necessita, dunque, di un ulteriore giro di vite delle misure di contenimento del virus. "C'è nel Paese - sottolinea il presidente dell'Iss - un peggioramento della situazione epidemiologica generale e aumenta l'impatto sui servizi assistenziali. Questo scenario implica la massima cautela. In questa fase è molto importante evitare che questo segnale ci consenta di controllare una ricrescita o evitare la ricrescita. In questa fase è molto importante con misure adeguate che questo avvenga".
Decisivo, per comprendere l'andamento della curva, sarà l'esito del monitoraggio previsto il 15 gennaio. "Venerdì prossimo - aggiunge Brusaferro - avremo un quadro più preciso del periodo natalizio e degli effetti delle misure. Iniziamo con il 2021 una fase a due binari: quello positivo della vaccinazione, che sta procedendo rapidamente. Dall'altra parte però sappiamo che ci sarà un periodo di qualche mese dove la circolazione del virus può continuare, e per contenerla servono misure restrittive".
Indice Rt e incidenza in salita
Nella bozza del rapporto dell'Iss emerge una situazione epidemiologica "in peggioramento" e congelata "in una fase delicata che sembra preludere ad un nuovo rapido aumento nel numero di casi nelle prossime settimane, qualora non venissero definite ed implementate rigorosamente misure di mitigazione più stringenti". L’incidenza a 14 giorni "torna a crescere dopo alcune settimane" e "aumenta anche l’impatto della pandemia sui servizi assistenziali". L’indice Rt nazionale salito a 1,03 "è in aumento per la quarta settimana consecutiva e, per la prima volta dopo sei settimane", supera quota 1. "Vi ricordo - ha detto il presidente dell'Iss Silvio Brusaferro durante la conferenza stampa al ministero della Salute- che un Rt uguale a 1 vuol dire che il numero di casi non decresce. Sopra a 1 cresce. Questo è un elemento di grande attenzione. Ed è un elemento che ci deve indurre ad adottare con serietà le misure di contenimento. In questa fase è molto importante che questo segnale che stiamo censendo rimanga un segnale e che si possa evitare, con misure adeguate, una crescita della curva".
Le 3 regioni con l’Rt puntuale significativamente superiore a 1, e per cui in base ai nuovi parametri scatta l'arancione, sono Calabria, Emilia Romagna e Lombardia; altre 6 lo superano nel valore medio (Liguria, Molise, Sardegna, Sicilia, Umbria, Valle d’Aosta), altre 4 hanno un valore uguale (Puglia) o che lo sfiora (Lazio, Piemonte, Veneto). Il Veneto "mostra un tasso di incidenza particolarmente elevato, rispetto al contesto nazionale".
Sono 12 le regioni, che incrociando i 21 indicatori utilizzati dalla cabina di regia, passano a un livello di rischio alto: Emilia, Friuli, Lazio, Lombardia, Marche, Piemonte, Provincia Bolzano, Provincia Trento, Puglia, Umbria, Veneto. Altre 8 realtà (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Sardegna, Sicilia, Val d'Aosta) sono a rischio moderato e solo la Toscana ha un rischio basso.
Scenario a rischio: epidemia fuori controllo
A preoccupare gli esperti sono i valori dell'incidenza di positivi, molto lontani, su tutto il territorio nazionale, dai 50 casi per 100 mila abitanti in sette giorni che permetterebbero un sistema di tracciamento efficace. L’incidenza a livello nazionale negli ultimi 14 giorni, si legge nel monitoraggio, è di 313,28 per 100 mila abitanti, con un picco in Veneto (927,36 per 100.000 abitanti negli ultimi 14 giorni). Un quadro epidemiologico allarmante che segna, secondo il monitoraggio settimanale dell'Iss, "un aumento complessivo del rischio di una epidemia non controllata e non gestibile".
E la situazione non è migliorata nell'ultima settimana. "L'incidenza - ha aggiunto Brusaferro - in Italia è pari a 166 casi per 100mila abitanti in 7 giorni. La soglia per passare dalla fase di mitigazione alla fase di controllo è sotto i 50. C'è una grande variabilità tra regioni, il Veneto mantiene un'incidenza molto elevata. Ma tutte le Regioni sono tra 100 e 200 per 100mila, superiore alla soglia".
Aumentano i ricoveri in terapia intensiva e salta il tracciamento
Sono 13 le regioni e province con un tasso di occupazione in terapia intensiva o delle aree mediche che in sette giorni ha superato la soglia critica. "Il tasso di occupazione - si legge nella bozza - in terapia intensiva a livello nazionale torna a essere sopra la soglia critica (30%). Complessivamente, il numero di persone ricoverate in terapia intensiva è in lieve aumento da 2.565 a 2.579. Diminuisce, invece, il numero di persone ricoverate in aree mediche, passando da 23.932 a 23.317".
E in una situazione epidemiologica a incidenza alta, a crescere sono anche i casi "non riconducibili a catene di trasmissione note", per i quali salta il tracciamento dei contatti che hanno provocato l'infezione. Sono stati 40.487 contro i 31.825 della settimana precedente. "Questo nonostante la percentuale dei casi rilevati attraverso attività di tracciamento dei contatti aumenti lievemente (26,8% vs 26,0% la settimana precedente)".
In salita, anche la percentuale dei sintomatici sul totale dei casi riscontrati dal 28 dicembre al 3 gennaio.
"Si osserva, anche, un lieve aumento nella percentuale di casi rilevati attraverso la comparsa dei sintomi (32,8 % vs 32,4% la settimana precedente). Infine, il 28,8% dei casi è stato rilevato attraverso attività di screening e nell’11,6% non è stata riportata la ragione dell’accertamento diagnostico".
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