La nuova versione del Padre Nostro dovrebbe presentare l'espressione "non abbandonarci alla prova" in sostituzione di "non indurci in tentazione".
La Cei ha approvato una rinnovata versione del Messale Romano. La decisione finale ora spetta alla Santa Sede. Il pontefice argentino si è più volte detto convinto del fatto che non sia il Signore a tentare, ma Satana. Ci si aspetta, insomma, che il Santo Padre e i vescovi si posizionino sulla stessa linea di pensiero. Ma non tutti risultano persuasi dalla bontà di questa scelta.
Tra i critici consapevoli, vale la pena annoverare don Nicola Bux, teologo, liturgista e collaboratore di Benedetto XVI durante il pontificato del teologo tedesco. L'ecclesiastico ha detto la sua in un'intervista rilasciata a La Fede Quotidiana. Per Bux, in sintesi, la nuova traduzione del Padre Nostro non tiene in considerazione quanto si trova scritto sulla Sacra Scrittura: "Chi afferma questo, sinceramente - ha detto riferendosi all'avvicendamento della frase segnalata in precedenza - , non conosce la Sacra Scrittura, non ha letto per esempio il libro di Giobbe e non ricorda che lo stesso Gesù è stato tentato dal diavolo. Il male obbedisce a Dio che però lo permette. Tale modifica obbedisce alla solita logica buonista".
Proprio Joseph Ratzinger, all'interno del suo 'Gesù di Nazareth', aveva interpretato ogni passaggio della Preghiera per antonomasia, spiegando che quel 'non indurci in tentazione': "So che ho bisogno di prove affinché la mia natura si purifichi - ha scritto il papa emerito - . Se tu decidi di sottopormi a queste prove, se – come nel caso di Giobbe – dai un po’ di mano libera al Maligno, allora pensa, per favore, alla misura limitata delle mie forze. Non credermi troppo capace. Non tracciare ampi i confini entro i quali posso essere tentato, e siimi vicino con la tua mano protettrice quando la prova diventa troppo ardua per me". Dio, insomma, permetterebbe al diavolo di sottoporre l'uomo a delle prove. Senza il consenso del Padre eterno, però, nulla sarebbe possibile.
Da questa interpretazione, deriverebbe l'assunto per cui 'non indurci in tentazione' sarebbe tutto fuorché sbagliato.Monsignor Bux ha parlato pure dei "cambi" in maniera generica. L'ecclesiastico sostiene che mutare di continuo i testi delle preghiere possa "incidere" sulla "memoria collettiva".
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