Colpita libertà di informazione. Giudice sequestra il sito Butac

La procura di Bologna sottopone a sequestro preventivo il sito di debunking, Butac, a seguito di una querela

Colpita libertà di informazione. Giudice sequestra il sito Butac

Da stamattina Butac non è più online. O almeno non lo sarà finché gli avvocati del sito di debunking non riusciranno a ottenere l'annullamento del sequestro preventivo disposto dalla procura di Bologna. Il motivo? Una vecchia querela per diffamazione.

Uno scherzo del destino, per un sito nato appositamente per scovare (vere o presunte) fake news. La polizia postale ha realizzato il sequestro a seguito della denuncia presentata, spiega il fondatore Michelangelo Coltelli, "da parte di un medico iscritto all'Ordine nazionale che si occupava di medicina olistica". Coltelli dice di aver "fiducia nelle istituzioni con cui abbiamo più volte collaborato quando richiesto", nella speranza che la bufala bianca su sfondo blu possa tornare online.

E non è un caso che Coltelli si rivolga alle istituzioni italiane. Fino a poco prima delle elezioni del 4 marzo, infatti, la squadra di Butac era tra i sostenitori di Laura Boldrini nella sua crociata contro le fake news. "Sto per lanciare un appello ai cittadini italiani, a tutti quelli che vogliono dare una loro partecipazione contro la disinformazione e le notizie false per la tutela del loro diritto a essere informati correttamente", disse nel dicembre 2016 l'ex presidente. "Sono in contatto con esperti, i cosiddetti debunker". Tra loro, appunto, Michelangelo Coltelli, 45enne gioielliere che dal 2013 s'adopera contro le menzogne del web. Da quell'annuncio nacque bastabufale.net, il sito lanciato dalla Boldrini per mobilitare i puri di cuore contro le bugie della Rete. Tra i primi firmatari c'erano i quattro guru del bufalismo: Paolo Attivissimo (ildisinformatico), David Puente (davidpuente.it), Walter Quattrociocchi (CSSLab dell'IMT di Lucca) e, appunto, l'ideatore di Butac.

Coltelli e la sua squadra sono stati spesso critici nei confronti del Giornale. Anche quando l'attività di debunking sembrava più una presa di posizione ideologica che un'oggettiva analisi dei fatti. Resta il fatto che la libertà di stampa è sacra. Sempre. E come tale pare assurdo che per una querela possa essere soggetta a sequestro preventivo.

Anche Enrico Mentana, appresa la notizia della chiusura di Butac, si è fiondato a difendere Coltelli&co: "Oscurare un intero sito informativo è una misura molto grave, quasi da censura fascista - scrive su Fb il direttore - Se poi davvero il provvedimento è stato adottato su denuncia di un medico che promuove terapie oncologiche olistiche, allora è se possibile ancora più grave".

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