Un ragazzo di 26 anni è morto nella giornata di sabato 25 luglio a causa di un tuffo proibito nel Lago di Como. L’allarme è scattato nel tardo pomeriggio, ma ormai per Jean Carlos Falconi Zambrano non vi era più nulla da fare. Non sono serviti i cartelli, i divieti, le transenne a tenere lontano i tanti tuffatori che quotidianamente sfidano la sorte anche solo per postare un selfie dell’impresa sui social. Secondi di pura adrenalina che possono costare la vita, come è successo per Jean Carlos. Il ragazzo, originario dell’Ecuador e residente a Milano, si è lanciato da un’altezza di oltre 15 metri e non è più riemerso dall’acqua. Gli amici che erano con lui hanno allertato i soccorsi, ma purtroppo i sommozzatori dei vigili del fuoco sono riusciti solo a recuperare il suo corpo, a circa 20 metri di profondità.
I tuffi proibiti solo per un selfie
Riccardo Fasoli, sindaco di Mandello, comune in provincia di Como dove è avvenuta la tragedia, ha spiegato che è stato fatto “tutto il possibile per impedire questi tuffi, ma i ragazzi che arrivano al Moregallo appositamente sono in continuo aumento. È una zona di vecchie strade e gallerie chiuse ma anche di darsene private. Abbiamo messo le cancellate e c’è l’ordinanza di divieto di accesso, ma i ragazzi vanno comunque a tuffarsi. Fino a qualche anno fa erano soprattutto persone della zona a lanciarsi”.
Adesso invece arrivano anche da altre città, come il 26enne giunto apposta da Milano per quel tuffo costatogli la vita. Moregallo si trova sulla sponda occidentale del ramo lecchese del lago. Ha poi proseguito il primo cittadino: “La zona ormai è conosciuta per questa attività proibita. Si buttano senza conoscere i rischi e sottovalutando il grave pericolo, spesso mentre qualche amico è pronto a filmare il salto nel lago magari per poi condividerlo”. E così hanno pensato probabilmente di fare anche Jean Carlos e i suoi amici, partiti dal capoluogo lombardo per trascorrere alcune ore sul Lago di Como. Poi, al termine della giornata, la tragedia.
La tragedia
Secondo quanto ricostruito, la vittima si sarebbe lanciata da una galleria del Moregallo chiusa al traffico. Subito il gruppo, non vedendolo riemergere, ha avvertito i soccorsi. Sul luogo sono giunti i sanitari del 118 con i volontari della Croce rossa, i vigili del fuoco e i sommozzatori che hanno avviato le ricerche, terminate con il ritrovamento del suo cadavere sul fondale. In tarda serata sono giunti anche i familiari, avvisati dai ragazzi sotto choc. Un’altra vita spezzata solo per un tuffo proibito e un video da postare sui social. Già, perché in solo una settimana sono quattro i giovani morti annegati nel Lecchese.
"Mandello è uno dei paesi più facili da raggiungere sia in treno sia in auto, dalla superstrada. Arrivano soprattutto dal Monzese e dal Milanese. Abbiamo avuto fino a 200 ragazzi in un giorno.
Ho fatto un’ordinanza anche per chiudere una parte dei giardini perché anche le zone private venivano occupate senza alcun rispetto. Purtroppo le istituzioni più di così non possono fare, manca l’attenzione, la percezione del pericolo, l’educazione”. Ordinanza e precauzioni che sembrano non essere servite.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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