Un premio per i successi conseguiti in ambito sportivo durante il 2020, conferito però ad un atleta nel frattempo condannato per tentato stupro. E così, nelle scorse ore il Coni si è visto costretto a fare frettolosamente retromarcia, revocando la medaglia di bronzo assegnata ad Alessandro Albertoni per il campionato italiano di motocross vinto un paio d'anni fa (il terzo nella sua carriera, oltre a dieci titoli regionali e varie partecipazioni con la Nazionale ai campionati del mondo ed europei).
Il motivo? Il trentenne aretino è uno dei due condannati in via definitiva a tre anni per il tentato stupro di gruppo nell'inchiesta sulla morte di Martina Rossi, la studentessa genovese di vent'anni anni precipitata dal sesto piano di un hotel di Palma di Maiorca il 3 agosto 2011. E così, dinanzi alle proteste della famiglia della defunta, la delegazione aretina del comitato ha deciso per il momento di annullare la cerimonia di premiazione (inizialmente programmata per dopodomani nel palazzo della provincia di Arezzo) e di depennare definitivamente il nome di Albertoni da quello dei premiati. Stando a quanto riportato dai media locali, il Coni ha spiegato che di tratta di benemerenze che di norma scattano in automatico per i vincitori dei campionati italiani di ogni disciplina sportiva e che il titolo conquistato dal giovane è antecedente alla sentenza.
Una vera e propria gaffe a quanto pare, per quanto involontaria. Che i genitori di Martina, Bruno Rossi e Franca Murialdo, non hanno comunque gradito. "Un gesto che ha stupito i familiari - ha spiegato a La Nazione l'avvocato Luca Fanfani, il legale che li ha assistiti come parte civile al processo - peraltro Albertoni ha una pena ancora interamente da espiare e nessun segno di ravvedimento in ben undici anni". Va poi detto che l'esecuzione della condanna definitiva a tre anni di reclusione per Albertoni è appesa alla decisione del tribunale di Sorveglianza di Firenze.
L’ordine di carcerazione, emesso dalla Cassazione, risulta infatti al momento sospeso in quanto il toscano ha chiesto l’affido in prova ai servizi sociali.
La richiesta verte su un cavillo giuridico: seppur i reati sessuali sono ostativi della concessione del beneficio che consente ai condannati ad una pena inferiore ai quattro anni di richiedere misure alternative alla detenzione, non lo è invece il tentativo di stupro. Quest'ultimo è ritenuto reato autonomo ed è per questo motivo che sia per Albertoni che per Luca Vanneschi (l'altro condannato) non si sono aperte per adesso le porte del carcere.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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