"Non ho salvato solo quel bimbo", il racconto del console italiano a Kabul

Non si sente un eroe il diplomatico Tommaso Claudi e la notorietà improvvisa non lo ha condizionato nel suo delicato lavoro

"Non ho salvato solo quel bimbo", il racconto del console italiano a Kabul

Nonostante la giovane età, appena 31 anni fra quattro giorni, Tommaso Claudi ha un ruolo di grande responsabilità a Kabul: si occupa, in qualità di console, con soli cinque anni di esperienza diplomatica al suo attivo, di coordinare l’espatrio dall’aeroporto, verificando le domande di aiuto che arrivano dai cittadini afghani. Fino a poche ore fa il suo era un lavoro oscuro, poi una fotografia, che ha fatto il giro dei social e dei mass media in tutto il mondo, lo ha reso famoso. L’immagine lo ritrae con giubbotto antiproiettili ed elmetto, mentre mette in salvo un bambino dalla folla accalcata sotto il muro dall’aeroporto. Quel gesto eroico ha dato un volto e un’anima all’opera umanitaria svolta in Afghanistan.

“Quel bambino è stato poi consegnato ai familiari, ma ne sono stati salvati anche altri”, ha detto il giovane console al Corriere della Sera. Claudi ha sottolineato l’importanza della cooperazione tra il ministero degli Affari esteri e il ministero della Difesa, una sinergia che ha permesso ai diplomatici italiani di mettere in salvo tantissimi cittadini afghani ma anche molti connazionali. Il console, diventato un simbolo, ha raccontato di vivere all’interno dell’aeroporto e in quel luogo rimarrà almeno fino al termine delle operazioni di evacuazione, ossia il 31 agosto. “Qui serviamo il nostro Stato – ha evidenziato Claudi – e partiremo solo quando l’ordine ci verrà impartito da Roma”.

Il diplomatico di origini marchigiane, comunque, si schermisce, non ama essere considerato un personaggio pubblico, tutta questa notorietà non lo ha condizionato, anzi, in un certo senso lo ha anche infastidito. “Faccio solo il mio lavoro – ha detto al quotidiano la Repubblicasono un semplice funzionario di ambasciata e non mi aspettavo tutto questo clamore dopo quella fotografia”. Il console ci ha tenuto a sottolineare il grande lavoro di squadra che si sta svolgendo a Kabul, un intervento solidale che sta dando i frutti sperati.

Intanto, i talebani si stanno opponendo in maniera feroce per evitare la fuga dei cittadini afghani con l’organizzazione di blocchi stradali per evitare alle persone di giungere in aeroporto.

Le loro dichiarazioni pubbliche sembrano essere rassicuranti; l’obiettivo è di evitare di perdere risorse fondamentali per la ripartenza del Paese, ma l’Occidente teme che ci possano essere eventuali ritorsioni una volta che tutte le truppe degli Stati Uniti lasceranno definitivamente l’Afghanistan. Ecco perché l’opera dei diplomatici per l’esodo in corso resta di fondamentale importanza.

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