Il Coronavirus ha ucciso tutte le frasi fatte: New York dorme e Lourdes non fa miracoli

La pandemia ha spazzato via le nostre ultime certezze: le ore non sono più contate, l’Europa non è più un’opportunità, i sudisti non scappano più al nord e gli influencer sono diventati dei menagramo. Anche se spunta sempre quelche furbo...

Saluti da New York in tempi di Coronavirus
Saluti da New York in tempi di Coronavirus

Avevamo già poche certezze ma la pandemia ha spazzato via pure quelle. Convinzioni che sembravano indistruttibili ma anche modi di dire, luoghi comuni, frasi fatte a cui aggrapparci, tutte demolite in due mesi da uno tsunami invisibile che ora ci sta gradualmente restituendo alla normalità ma senza più le bussole di prima. Su dieci almeno non possiamo più contare: un elenco semiserio di tutto quello che non vale più dire.

1. NEW YORK NON È PIÙ LA CITTÀ CHE NON DORME MAI

La metropoli sempre illuminata che non conosce confini tra il giorno e la notte per la prima volta nella sua storia si è fermata. Svuotata di vita si è trasformata in una di quelle città fantasma che trovavi solo nel Far West, abbandonata dai cercatori d’oro. Il Covid-19 del resto ha fatto più morti dell’11 settembre. La città che non dorme mai è stata vinta dal sonno eterno.

2. LA MURAGLIA CINESE NON È PIÙ IMPENETRABILE

Anzi da lì esce di tutto: virus letali e calabroni killer. Vero è che si tratta di un antico modo di dire, non è certo una costruzione in muratura, per quanto gigantesca che può fermare la globalizzazione delle malattie. Ma quell’immagine di Paese impenetrabile non c’è più. Speriamo solo che prima o poi, simbolicamente beninteso, la Muraglia faccia la fine del Muro di Berlino.

3. LOURDES NON FA PIÙ I MIRACOLI

Il Santuario più famoso del mondo ha dovuto chiudere ai fedeli e non si sa quando riaprirà con conseguenza catastrofiche per i suoi conti che ora avranno bisogno di un miracolo per risollevarsi. Anche il vatti a far benedire, augurato in caso di sfortuna, non è sopravvissuto al coronavirus. Anche volendo non si può.

4. LE ORE NON SONO PIÙ CONTATE

Anzi per due mesi le ore non finivano mai. Il tempo si è dilatato a dismisura fino a cancellare la differenza tra un lunedì e un sabato, fino ad asfaltare il concetto stesso di weekend. Bene invece “Il tempo è tiranno” ma con significato opposto a quello attribuitogli fin qui. Grande popolarità ha ritrovato invece il detto: “Non vedo l’ora”….

5. IL VERO VIRUS NON È IL RAZZISMO

L’ultimo mantra recitato fino a marzo dal progressismo nazionale con il Covid già sbarcato in armi nel nostro Paese. I sacerdoti della nuova parabola buonista sono stati segretari di partito con lo spritz in mano a Milano e Sardine con un libro sulla bocca al posto delle mascherine. Ma, rintronati di retorica come sono, sono capaci ancora di confondere la mascherina con il bavaglio.

6. I SUDISTI NON SCAPPANO PIÙ AL NORD

È bastata un’epidemia e si è invertito per la prima e forse unica volta un trend che ha riempito i libri di storia e di costume. Il meridionale degli anni Cinquanta con la borsa legata con lo spago in partenza per il nord è diventato nel 2020 il meridionale con il trolley che fugge verso sud. Non sempre accolto con la tradizionale ospitalità delle genti del sud, a giudicare dai benvenuto del governatore campano De Luca. E adesso neanche da quelle del nord.

7. L’EUROPA NON È PIÙ UN’OPPORTUNITÀ

A cavallo del Millennio è stato il must che doveva aprire le porte del paradiso, lo Stato senza confini che avrebbe cancellato differenze ed egoismi per concedere a tutti lavoro, prosperità e futuro. Adesso, nonostante migliaia di morti e una bancarotta epocale per avere un euro dovrai restituirne tre. E muoversi liberamente meglio se lo fai a casa tua.

8. COPRIRSI IL VOLTO NON È PIÙ CRIMINALE

La polemica sul velo integrale passava di qui, dalla necessità, per motivi di sicurezza prima che etici, di mostrare il viso. Adesso no problem: tutti mascherati soprattutto quando ti ferma la polizia. Se vuoi rapinare una banca non hai bisogno più del passamontagna. Però devi prendere appuntamento…

9. L’INFLUENCER NON È PIÙ UN COMPLIMENTO

Vero è che l’influenza è una malattia respiratoria acuta appena meno grave del Coronavirus.

Ma tre mesi di tragedie hanno cambiato grammatica e stile e adesso “influencer” suona un po’ menagramo, più traduzione di “untore” che di “figo!”. Sopravvivono invece purtroppo l’opinionista e il tuttologo

10. L’ITALIA NON È PIÙ UN PORTO SICURO

Però sbarcano lo stesso. Strano, vero?

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