È caccia serrata ai "pazienti zero" in Italia e in Europa. La loro individuazione, infatti, potrebbe essere fondamentale per fermare l’epidemia di coronavirus, nemico invisibile che ha causato migliaia di morti solo nel Vecchio Continente.
Secondo gli ultimissimi dati raccolti dagli esperti, in Europa il Covid-19 non è arrivato direttamente dalla provincia cinese dello Hubei, considerata essere l’epicentro della pandemia, ma probabilmente dalla metropoli di Shanghai. Una possibilità che potrebbe cambiare gli scenari. Il "paziente zero" europeo, secondo i ricercatori, sarebbe un soggetto, uomo o donna, che è arrivato direttamente da Shanghai e non dal focolaio cinese.
L’ipotesi, secondo Il Fatto Quotidiano, emerge dagli studi sulle sequenze complete del coronavirus. Gli scienziati sono riusciti a costruire un "clade", cioè un gruppo, formato da almeno dieci sequenze di altrettanti Paesi europei tutte molto simili tra loro. Novità importante è che queste sequenze sono sovrapponibili a due cinesi di Shanghai. Inoltre è stato appurato che sulla linea filogenetica di questi due ceppi, la prima data di modifica del virus risale a circa la metà di gennaio.
A suffragare l’ipotesi vi è il fatto che in Baviera il virus sia partito dopo un incontro di lavoro al quale ha partecipato una donna di Shanghai. Insomma, poco alla volta si stanno ricostruendo i tasselli attraverso una sorta di investigazione scientifica accurata e complicata che, però, è importantissima per combattere contro questa pericolosa infezione.
In Baviera, il virus è passato su altre quattro persone tedesche. Una di queste ha subito avvertito le autorità sanitarie locali permettendo alla Germania di isolare il microrganismo. Ma gli esperti hanno escluso che le due sequenze di Shanghai siano legate temporalmente alla donna che dalla Baviera è rientrata in Cina sentendosi male in aereo. Vi è la quasi certezza che il contagio in Europa sia dovuto due nuovi ingressi. I passaggi potrebbero, quindi, avere seguito la strada Shanghai-Germania-Italia.
Ma vi sarebbe altro. La mappa che stanno ricostruendo gli esperti fissa uno scambio del virus tra Italia e Germania anche dopo il 26 gennaio: il nostro paziente zero, dopo essere rientrato nella zona di Codogno, ha varcato di nuovo i confini tedeschi contagiando altre persone.Attraverso una attenta analisi a ritroso sulle sequenze dei primi tre ceppi, i ricercatori dell'ospedale Sacco di Milano hanno fissato che il 26 gennaio è avvenuta una prima mutazione. In questo periodo Covid-19 è entrato in Lombardia senza essere notato almeno fino al 20 febbraio quando all'ospedale di Codogno si è scoperto il primo paziente italiano colpito dal coronavirus. Da quel giorno, poi, la situazione è pesantemente peggiorata con l’infezione che è divampata nel nord Italia, specialmente nelle zone di Codogno, della provincia di Cremona, nel comune bresciano di Orzinuovi e in quelli bergamaschi di Nembro e Alzano Lombardo.
Nelle prime località il virus sarebbe stata accertata la modalità con la quale si è diffusa il virus. Dubbi, invece, permangono, per le aree del Bergamasco. L' obiettivo degli esperti è capire come l’infezione sia arrivato da Codogno.
Sarebbe stata esclusa la possibilità di un focolaio autoctono. Il lavoro di mappatura va avanti perché è necessario individuare con accuratezza le sequenze genetiche. Solo così si potranno studiare mosse tempestive ed efficaci nel caso di una seconda ondata di contagi.
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