Rallenta il trend dei contagi del coronavirus. In Lombardia, epicentro dell'epidemia, il bollettino del 29 marzo fa a registrare una crescita di 1594 positivi (+4% rispetto a ieri quando i dati avevano fatto segnare +2.117 contagiati ) per un totale di 41.007 casi. In calo anche i numeri relativi alle ospedalizzazioni in terapia intensiva che si fermano a quota 1.328 (+9 unità nelle ultime 24 ore). A livello nazionale, la curva epidemica mantiene un andamento più o meno costante nonostante i casi totali di Covid-19 abbiano ormai raggiunto quota 97.689.
Sebbene sia inappropriato, al momento, parlare di una reale inversione di tendenza, le stime lasciano intravedere la luce in fondo al tunnel, segno che le misure di contenimento finora adottate stiano sortendo gli effetti sperati. "Guardando i numeri di questo fine settimana, quindi venerdì sabato e domenica, il numero più crudo, quello delle persone decedute, è passato da 969 a 756. Cambiamenti grandi, dell'ordine del 10-15% a giornata, che segnalano un sistema sanitario che sta rispondendo e l'efficacia delle misure adottate". Lo ha affermato Luca Richeldi, direttore dell'Unità di Pneumologia al Policlinico Gemelli di Roma, intervenuto oggi alla Conferenza stampa alla Protezione Civile. "La stessa cosa la vediamo sui ricoverati nelle terapie intensive - ha continuato - le strutture più 'sotto pressione. I numeri sono rispettivamente 120, 124 e 50 oggi. Questi numeri ci incoraggiano nel messaggio che con i nostri comportamenti salviamo delle vite".
Il numero dei decessi, una delle criticità più drammatiche di questa pandemia, continua ad essere in crescita ma tuttavia in diminuzione rispetto alle ultime 24 ore. Le vittime sono, in totale, 10.779, in crescita di 756 unità rispetto al 28 marzo quando avevano raggiunto quota 889. "Il calo dei morti e dei ricoverati in terapia intensiva ci danno dati solidi, - ha continuato l'esperto -che hanno riflessi concreti del comportamento dei nostri concittadini". Rispondendo poi a un giornalista, Richeldi ha segnalato che "sono in contatto con i miei colleghi della Lombardia e mi riesce difficile pensare che il passaggio di oggi sia dovuto a una saturazione delle terapie intensive, tanto più che i posti in questo momento sono in incremento".
Il coronavirus, riscontrato in Italia solo alla fine di febbraio in quel di Codogno, in realtà avrebbe cominciato a circolare sul territorio già agli inizi di gennaio: "Ci sono studi sierologici che ci fanno pensare che questo virus circolasse in Italia i primi giorni di gennaio - ha detto Richeldi - e abbiamo avuto il primo caso a fine febbraio". Dunque all'inizio "eravamo impreparati, ma non è colpa di nessuno".
Infine, lo penumologo ha concluso l'intervento con un dato sulle malattie polmonari: "Ogni anno abbiamo circa tre milioni e mezzo casi di
polmonite e abbiamo 11-12 mila morti di polmonite, quest'anno si sommano ai casi per coronavirus, ma speriamo che questi come sono venuti se ne possano andare, speriamo che questo virus non rimanga con noi per sempre".
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