"Così Bergoglio difende i teologi della liberazione"

Bergoglio difensore dei teologi della liberazione. Il viaggio in Cile e Perù potrebbe servire per la fine delle "guerre teologiche". Ecco come

"Così Bergoglio difende i teologi della liberazione"

Bergoglio difensore dei teologi della liberazione. A sostenerlo non è un porporato tradizionalista impegnato in quelli che sono stati definiti "borbottii" dottrinali, ma il gesuita Castillo che proprio stamattina, dalle pagine di Repubblica, ha raccontato come, nonostante sia stato allontanato dalle istituzioni ecclesiastiche, abbia comunque trovato comprensione e ascolto in Papa Francesco: "Ero abbandonato da tutti, il Papa mi ha telefonato", ha dichiarato. "Voglio essere chiaro - ha sottolineato il teologo - senz' altro Francesco rappresenta un momento favorevole per i teologi latinoamericani della liberazione. Ma se non cambia le strutture della Chiesa, la persecuzione nei nostri confronti probabilmente andrà avanti col prossimo Papa. E ancora:"Il cuore della persecuzione sta nel rapporto tra la Congregazione per la Dottrina della fede e i vescovi delle diocesi dove ci sono le università cattoliche. Le strutture della Chiesa sono premoderne, di fatto appartengono al tempo delle monarchie assolute. E così rendono possibile la violazione dei diritti umani nei confronti di certi teologi. Anni fa ho dovuto difendermi con la Congregazione senza aver diritto a un giusto processo. È stato un incubo. Mi sono ammalato".Il pontificato di Francesco, insomma, rappresenta in qualce modo una boccata d'ossigeno per i teologi della liberazione, i quali però sarebbero ancora "costretti a difendersi" dalle "persecuzioni" della Congregazione per la Dottrina della fede, il cui prefetto è stato recentemente cambiato (dal ratzingeriano Mueller al bergogliano Ladaria).

E proprio dalle pagine del Giornale.it, Monsignor Livi aveva evidenziato, pochi giorni fa, come la teologia della liberazione sia ancora presente nella Chiesa cattolica: "Purtroppo sì. La cosiddetta «teologia della liberazione» è nata in Germania, in ambito luterano, e poi è stata introdotta nella teologia cattolica da Johann Baptist Metz. Da lui sono poi derivate le dottrine filomarxiste dell’America Latina, a cominciare da quella del peruviano Gustavo Gutiérrez", ha detto. "E’ un’ideologia che interpreta in termini politici e materialistici il «Regno di Dio» annunciato da Cristo come evento di grazia nell’anima dei singoli credenti («il Regno di Dio è dentro di voi») - ha sottolineato - ed è diventata l’arma propagandistica di tutte le forme di azione politica che mirano alla conquista del potere negli ambienti sociali dover il richiamo al Vangelo suscita un facile consenso. Ma il Vangelo vero non promuove alcuna costruzione di “paradisi in terra”, aveva chiosato il teologo nell'intervista citata.

L'articolo di questa mattina di Repubblica, poi, ha raccontato di come i presunti boicottaggi ai danni dei teologi della liberazione continuino ad essere perpetrati nonostante le aperture progressiste del pontefice argentino:"Molti vescovi conservatori continuano, come accadeva in Argentina anche ai danni di Bergoglio, a trovare sponda oltre il Tevere e a bloccare, de facto, carriere e insegnamenti". E tra i "censurati", viene citato un altro gesuita, il cileno Jorge Costadoat: "Da tre anni Costadoat, pur avendo una cattedra, non può insegnare dopo che il vescovo Ricardo Ezzati Andrello, arcivescovo di Santiago del Cile, gli ha tolto la cattedra perché il suo insegnamento è troppo in libertà". "Ho chiesto al rettore dell' università, al decano, al provinciale, nessuno ha saputo dirmi perché il vescovo mi ha cacciato dal piano di studi", ha dichiarato Costadoat. Insomma, Francesco, per quanto abbia migliorato la situazione, non sarebbe ancora riuscito a cancellare le presunte "persecuzioni" subite dai teologi della liberazione a causa dell'"oscurantismo" di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Bergoglio, secondo questi esponenti dottrinali, sarebbe consapevole delle ingiustizie subite dai teologi marxisti: dall'allontanamento dagli insegnamenti senza giusta causa alle vere e proprie emarginazioni ecclesiastiche. La fine delle guerre teologiche è sicuramente presente tra i piani del pontefice per la Chiesa del domani. Già nel 2013, del resto, Bergoglio aveva incontrato Gustavo Gutierrez, teologo peruviano considerato il vero e proprio padre della teologia della liberazione. "Solo per mezzo della teologia della liberazione la teologia cattolica ha potuto emanciparsi dal dilemma dualistico di aldiquà e aldilà, di felicità terrena e salvezza ultraterrena", scriveva qualche anno fa Mueller, che di Gutierrez è amico e allievo. Queste parziali rivalutazioni, ovviamente, non fanno di Francesco un teologo della liberazione: l'argentino è sempre stato un esponente della "teologia del pueblo", piuttosto. Difficile, infine, comprendere l'ostilità dei teologi progressisti citati nei confronti dei papa tedesco.

Se Giovanni Paolo II è noto per essere stato il nemico pubblico dell'applicazione del marxismo alla teologia, Joseph Ratzinger è il pontefice che più di tutti ha dialogato con la sua estrema sinistra, tanto da arrivare a confrontarsi spesso con l'ateismo e a scegliere Mueller, studente di Gutierrez, come difensore della vera dottrina cattolica.

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