Così Bossetti ora vuole riaprire il caso Yara

Massimo Bossetti, condannato all'ergastolo per l'omicidio di Yara Gambirasio, chiede la revisione della sentenza proclamandosi ancora una volta innocente

Così Bossetti ora vuole riaprire il caso Yara

La giustizia lo ha condannato all'ergastolo per l'omicidio di Yara Gambirasio, con sentenza definitiva della Corte di Cassazione in data 12 ottobre 2018, ma Massimo Bossetti continua a proclamarsi innocente. Lo fa a gran voce, da una cella del carcere di Bollate, certo di non essere coinvolto nella drammatica vicenda che ha spezzato la vita alla giovanissima ginnasta 13enne di Brembate. E oggi, a circa 10 anni dal misfatto, chiede la revisione del processo affidandosi ad un nuovo pool difensivo e reperti che, a detta dei suoi legali, non sarebbero mai stati presi in esame.

Il delitto

Venerdì 26 novembre 2010, attorno alle ore 17.30, Yara Gambirasio si reca nel centro sportivo di Brembate di Sopra, dove si allena in ginnastica ritmica. Lì rimane, secondo varie testimonianze, almeno fino alle ore 18:40 circa, dopodiché se ne perdono le tracce. La sua casa dista 700 metri dalla palestra, ma la ragazza non vi arriverà mai. Alle 18:44 il suo telefono aggancia la cella di Ponte San Pietro via Adamello settore 9, alle 18:49 la cella di Mapello, a tre chilometri da Brembate Di Sopra, e alle 18:55 aggancia la rete per l'ultima volta tramite la cella di Brembate di Sopra in via Ruggeri. Da quel momento, la tredicenne scompare misteriosamente. A tre mesi dalla sparizione, il 26 febbario 2011, il corpo martoriato di Yara viene ritrovato casualmente tra le sterpaglie di un campo aperto a Chignolo d'Isola, distante 10 chilometri circa da Brembate di Sopra in direzione sud-ovest. Sul cadavere vengono rilevati numerosi colpi di spranga, un trauma cranico, una profonda ferita al collo e almeno sei ferite da arma da taglio.

L'arresto di Bossetti

Il 16 giugno 2014 viene arrestato Massimo Giuseppe Bossetti, un muratore di Mapello - fino a quel momento incensurato - di 44 anni. A lui si arriva per la sovrapponibilità del suo DNA nucleare con quello di colui che era stato etichettato come "Ignoto Uno", rilevato sugli indumenti intimi di Yara e ritenuto dall'accusa l'unico riconducibile all'assassino, oltre che per la posizione, perché in zona colpita da arma da taglio. L'uomo nega ogni coinvolgimento nel misfatto ma la prova genetica lo inchioda definitivamente: è lui ad aver ucciso la giovane ginnasta.

La condanna per omicidio

l 26 febbraio 2015 vengono chiuse le indagini. Per la procura non ci sono dubbi, il colpevole è Bossetti, unico indagato nel caso. La difesa ne chiede invece la scarcerazione, valutando poi l'opportunità del rito abbreviato, sostenendo che il DNA mitocondriale minoritario apparterrebbe ad un altro individuo, definito dagli avvocati "Ignoto 2". Ma il 1º luglio 2016 la Corte d'Assise di Bergamo condanna il muratore di Malpello all'ergastolo con l'accusa di omicidio, sentenza che sarà confermata in Cassazione il 12 ottobre 2018 con anche l'aggravante della crudeltà.

Richiesta di revisione della sentenza

A circa 10 anni dalla chiusura del caso, Bossetti si rifà avanti e chiede la revisione della sentenza. Stando a quanto si apprende da un articolo de La Stampa, a firma di Gianluigi Nuzzi, il 44enne si sarebbe affidato ad un nuovo pool difensivo già dallo scorso autunno. Ben 11 esperti, selezionati con cura dalla moglie Marita, starebbero lavorando alacremente da mesi per provare l'innocenza del loro assistito con un espediente mai azzardato prima, una sorta di controprova. In buona sostanza, hanno lasciato un indumento contenente tracce di dna (sangue, saliva e sperma) in un campo simile a quello dove è stato ritrovato il corpo di Yara. Sebbene i risultati non siano ancora stati ufficializzati, pare che dopo tre mesi i residui di materiale genetico siano spariti. ''Non significa niente, - replicano dal tribunale - ogni caso fa storia a sé". Gli avvocati storici di Bossetti, invece, insistono sulla inattendibilità della ''prova regina'', quella del dna: mancherebbe la componente mitocondriale del 44enne sui capi intimi della 13enne. Ma è abbastanza per rimettere in dicussione l'intero iter processuale? Chissà. In attesa che la Cassazione renda nota la sua decisione, continuano a consumarsi battaglie tra giudici e legali.

Nel mezzo ci sono finiti persino i Ris di Parma, denunciati dai difensori di Bossetti per ''rifiuto d'atti d'ufficio". A dir loro, all'appello mancano 9.448 profili genetici da analizzare e dai quali potrebbe emerge la verità identità dell'Ignoto numero 1.

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