"Così l'ideologia pro-aborto nega il dolore delle madri"

Secondo il dossier di Pro Vita & Famiglia, presentato oggi in Senato, la mortalità materna è sottostimata e l'aborto ha causato migliaia di casi di danni alla salute delle donne

"Così l'ideologia pro-aborto nega il dolore delle madri"

Sono oltre 1400 le donne che riportano danno fisici dopo un aborto legale e quasi mille quelle che subiscono effetti avversi gravi dal solo aborto chimico. Sono questi alcuni dei dati choc presenti nel dossier “Aborto: dalla parte delle donne”, stilato dall'associazione Pro Vita & Famiglia Onlus.

“Siamo sinceramente preoccupati per la salute delle donne e per la mancanza di un vero consenso informato sull’aborto” ha detto Francesca Romana Poleggi, membro del direttivo dell'associazione pro-life nel corso della presentazione del dossier che si è tenuta oggi in Senato, presso la Sala “Caduti di Nassirya”. Da questo studio risulta, infatti, che la mortalità delle donne che fanno ricorso all'aborto legalmente è sottostimata del 60%. Ma non solo. “L’Istituto Superiore di Sanità si è rifiutato di fornire ai ricercatori (Reardon et al.) i dati separati relativi alla mortalità conseguente l’aborto indotto, il parto e l’aborto spontaneo”, afferma Poleggi che evidenzia come “una scelta non può essere tale se non è libera e se non c’è un’informazione veritiera su ciò che si sceglie”. E, nel caso della pillola RU486, denunciano i cattolici di Pro Vita & Famiglia, vi è stato un vero e proprio “conflitto di interesse a discapito della salute delle donne”. Il ministro Speranza, infatti, ha ricevuto un parere favorevole “sa alcuni organi di consulenza, i quali si sono basati su uno studio prodotto da membri del comitato consultivo scientifico esterno di Exelgyn e Nordic, le case farmaceutiche che producono e distribuiscono la RU486”, rivela Poleggi.

“Nonostante ci sia qualcuno che per fare politica va in giro a dire che abortire è la cosa più bella del mondo, che prendere la Ru486 è come prendere una caramella, questo lavoro dimostra - dati alla mano e con un’ampia e autorevole bibliografia - che l'aborto è sempre una tragedia”, ha attaccato Maria Rachele Ruiu, membro del direttivo di Pro Vita & Famiglia e portavoce della “Manifestazione Nazionale per la Vita - Scegliamo la Vita” che si terrà il prossimo 21 maggio. Ruiu ha sottolineato l'importanza della vita umana: “l'età, la grandezza e il luogo in cui ci si trova non può essere motivo di discriminazione”. E, poi, ha ricordato l'aborto spontaneo della sua piccola Sara, avvenuto dopo 12 settimane dall'inizio della gravidanza: “In quel momento ha pesato tantissimo l'ideologia cieca e feroce che doveva convincermi che quello non era niente, solo un grumo di cellule. Un'ideologia così tanto assetata da asfaltare il dolore più intimo e acuto di una mamma che perde il figlio perché tutto si può fare tranne scalfire il castello dell'aborto come soluzione, come diritto”.

Il professor Giuseppe Noia, docente di Medicina dell’Età Prenatale dell’Università̀ Cattolica del Sacro Cuore e direttore dell’Hospice Perinatale del Policlinico Gemelli, invece, ha sottolineato quanto una tale ricerca sia fondamentale “perché soltanto con un’informazione scientificamente corretta e rigorosa si, può dare alle madri la possibilità di avere la giusta consapevolezza su cosa è l’aborto e cosa provoca”. Noia, tra le conseguenze dell’aborto, include non solo le infezioni e le emorragie riportate dalla relazione, ma anche il danno cervicale, la perforazione della parete uterina, l’infertilità, gli aborti spontanei ricorrenti, le malattie autoimmuni e persino il cancro al seno. Lorenza Perfori, autrice del volume, ha rivelato di aver scoperto “che in Italia almeno 18 donne si sono suicidate dopo l’aborto legale e che le madri che si sottopongono a questa pratica hanno la probabilità 3 volte superiore di suicidarsi entro 1 anno rispetto a chi porta a termine la gravidanza”.

Il senatore della Lega, Simone Pillon, promotore dell'evento, ha auspicato “che in un momento storico in cui molti Paesi stanno facendo marcia indietro sulle legislazioni pro-aborto, e addirittura gli Stati Uniti stanno mettendo in discussione la storica sentenza Roe vs Wade, ci possa essere anche in Italia il coraggio di aprire una riflessione sulla Legge 194”.

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