C'è una parte di Chiesa cattolica che interpreta la pastorale dell'accoglienza in modo estensivo.
Le battaglie della comunità Lgbt - ci si domanda - devono essere solo accolte o possono trovare piena legittimazione negli ambienti ecclesiastici? Per alcuni di questi, specie tra quelli americani e progressisti, non esiste una differenza sostanziale tra i due approcci possibili.
Il gesuita statunitense e consultore della Segreteria per la Comunicazione James Martin ha persino augurato "buon mese del pride" via Twitter. Poi c'è chi organizza "preghiere" o "processioni" di riparazione per rispondere alle "veglie" contro l'omofobia. Sono tutte vicende che, di tanto in tanto, hanno luogo pure nelle parrocchie del Belpaese, alimentando lo scontro tra i cattolici tradizionalisti e quelli meno inflessibili, i cosiddetti "cattolici adulti". Dando uno sguardo a quello che sta accadendo in questi primi giorni di giugno, che è il mese dedicato all'orgoglio Lgbt, è possibile segnalare - come si legge sul sito Lifesite News - una celebrazione, la seconda in due anni, predisposta dalla diocesi di Newmark, nel New Jersey, in relazione al pride. Forse è il caso più emblematico.
Durante lo scorso Sinodo sui giovani, si è molto dibattuto della dottrina in materia: dopo le prime fasi, quelle in cui sembrava possibile che l'omosessualità venisse sdoganata, si è optato per non modificare il Catechismo. Ma l'acronimo "Lgbt" è sto utilizzato, per la prima volta nella storia del cattolicesimo, per un documento ufficiale del Vaticano. Qualcosa, prescindendo dalla volontà dei teologi conservatori, sta cambiando. C'è un collettivo dell'Università Cattolica di Milano, "LGBcatT", che per giovedì 20 giugno, presso viale Pasubio, ha organizzato un aperitivo tramite cui preparsi alla sfilata per i diritti omosessuali. Il simbolo dell'organizzazione studentesca è un gatto arcobaleno.
Alcuni cattolici, in definitiva, non si chiedono più se accogliere o no le persone appartenenti alla comunità Lgbt: è un dato scontato.
Il piano della discussione, oggi, è un altro: la Chiesa cattolica, le istituzioni ecclesiastiche e i fedeli possono o non possono promuovere quelli che Joseph Ratzinger, in maniera critica, chiamava "nuovi diritti"? Le iniziative descritte in maniera sintetica tramite questo articolo contengono una risposta implicita, ma vale solo per la corrente progressista. Le critiche dell'altro emisfero, quello che ritiene che tutto questo sia fuori dalla dottrina ufficiale, non si faranno attendere.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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