Così Torre del Greco prova a salvare il lavoro dei marittimi

L'associazione "Marittimi per il Futuro" ha l'obiettivo di salvaguardare il lavoro marittmo minacciato dalla presenza di stranieri

Così Torre del Greco prova a salvare il lavoro dei marittimi

Tra gli anni Cinquanta e Settanta Torre del Greco era la città in Italia con il maggior numero di lavoratori legati alle grandi navi, sia da passeggeri che da carico. I marittimi superavano le 30.000 unità. Il lavoro marittimo aveva favorito un'agiatezza generalizzata. Oggi la situazione è profondamente mutata e dopo l'apertura ai mercati globali il settore riesce ad occupare solamente circa 6.000 lavoratori.

L’associazione no profit “Marittimi per il Futuro” nasce a Torre del Greco il 5 marzo 2016 per salvaguardare il lavoro marittimo e dare voce ai lavoratori del mare. Per tali ragioni, dopo anni di lotte e mobilitazione sul territorio, il movimento spontaneo ha deciso di costituirsi in associazione per avere un riconoscimento ufficiale e interloquire con le istituzioni.

L’associazione che ha sede in vico Giardino del Carmine conta oltre 3mila iscritti, offre servizi di assistenza fiscale e legale gratuiti e sostegno nel disbrigare le pratiche.

Tra gli obiettivi perseguiti, quello di promuovere la formazione per accrescere le competenze e rendere i lavoratori più competitivi sul mercato.

L'associazione si batte da tempo contro la legge 30/98 sul registro internazionale. Il registro doveva servire a dare delle agevolazioni agli armatori e a favorire l’imbarco del personale marittimo italiano piuttosto che averlo completamente extracomunitario come spesso accadeva perché molti armatori avevano trasferito le loro attività all'estero. Il registro Internazionale da una parte permetteva agli armatori l’imbarco di una certa percentuale di personale straniero e dall'altra avrebbe dovuto favorire l'assunzione di molti lavoratori italiani con il contratto nazionale.

Negli ultimi anni è però montata la protesta di moltissimi marittimi italiani che denunciano come gli armatori avrebbero beneficiato degli sgravi fiscali senza però aver assunto una maggioranza di marittimi italiani.

L'associazione chiede quindi che si modifichi l'applicazione della legge 30/98 che denuncia favorire l’imbarco di extracomunitari a discapito degli italiani e comunitari.

La battaglia perché solamente chi imbarchi una maggioranza di lavoratori italiani o comunitari possa accedere agli sgravi fiscali è stata appoggiata anche dall'armatore Vincenzo Onorato, proprietario di Tirrenia e della Moby

A Torre del Greco era anche presente un'importante industria armatoriale, erede dei pescatori di corallo, con sei grandi società di navigazione ("Deiulemar", "Giuseppe Bottiglieri di Navigazione", "Fratelli D'Amato", "Di Maio & Partners", "Perseveranza", "Bottiglieri - De Carlini - Rizzo").

Nel 2012 il fallimento della Deiulemar ha messo in crisi l'intera economia cittadina, visto il coinvolgimento, come obbligazionisti della società, di più di 10.000 famiglie torresi, in passato era già fallita la di Di Maio Line.

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