Cosa c'è dietro la grafia di Aldo Moro: prima e durante il rapimento

La vera sofferenza dello statista rimarrà racchiusa sempre nella sua “tomba” anche se la sua personalità rimane viva

Cosa c'è dietro la grafia di Aldo Moro: prima e durante il rapimento

La vera sofferenza dello statista rimarrà racchiusa sempre nella sua “tomba” anche se la sua personalità rimane viva non solo per la sua morte disumana, ma anche perché, stando alle quattrocento lettere manoscritte da me analizzate, la sua implorazione non è stata accolta dal suo partito che, si voglia o no, egli viveva come ideale da salvaguardare. Chiede, implora, scrive a diversi personaggi a lui noti, supplicando tutti; ma non riceve risposte risolutive fino a portarlo ad esclamare:” il sangue versato ricadrà su di voi“. Esaminando gli scritti precedenti al sequestro si può osservare una grafia fluida, scorrevole e impaziente, pur con una buona tenuta del rigo, dimostrando un notevole dinamismo intellettivo e senso critico, conditi con un po’ d’impazienza. Notevole appare la sensibilità che lo rende compartecipativo in ogni azione. La prima lettera subito dopo il sequestro Osservando con attenzione si notano alcune tracce significative che appartengono senza ombra di dubbio a Aldo Moro. Si notano, infatti, peculiarità grafiche che contraddistinguono il suoi modo di scrivere, anche nella firma, anche se il tracciato è lento (vedi esigenza di farsi capire), la motricità appare frenata e tutte le lettere sembrano rispecchiare tale modalità. L’ultima lettera prima dell’uccisione Oramai sa di essere condannato e che non c’è più santi cui appellarsi.

Anche la grafia segnala tale abbandono riprendendo le forme del periodo prima del sequestro: non serve più essere chiari nello scrivere né leggibili. È stato condannato a morte e sa di non avere più spazi vitali né speranze per sé e per i suoi cari: “vedi che non si può fare previsioni?”


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