Dicono «farà un movimento, abbiamo formato un movimento», in realtà hanno costituito un gruppo a cui la gente aderisce volontariamente o per affinità culturale o per convergenza degli interessi o per realizzare uno scopo comune. Il nome più appropriato per questo tipo di formazione è «Associazione», nel campo politico «Partito», in campo economico «Impresa». Ciò che caratterizza queste formazioni è l'atto volontario di aderire o di dissociarsi. La gente può invece anche essere tenuta insieme da una forza sociale come la tradizione o il condividere la stessa fede, e costituisce una comunità. Il movimento, invece, è un processo collettivo di formazione di una entità sociale nuova che si contrappone a quella esistente, la nascita di qualcosa che non c'era prima e che sorge proprio per sostituire quanto esisteva. L'associazione si forma per realizzare qualcosa, è un volere costruire, far esistere ciò che abbiamo desiderato nella vita quotidiana. È un completamento della vita quotidiana. Il movimento, invece, vive l'esperienza della vita che fai come chiusura, limitatezza, errore, prigionia da cui improvvisamente ti accorgi che puoi liberarti per accedere ad una vita totalmente diversa. Mentre l'associazione vuole realizzare una meta della vita quotidiana e non mette in discussione il mondo ed il modo di essere, il movimento è una fuoruscita dalla vita quotidiana, è l'esperienza di un possibile mondo di giustizia, di pace e fratellanza che viene già sperimentato nel suo nascere in quello che io ho chiamato stato nascente. Solo dopo nasce il progetto, che può essere politico, religioso, spirituale, e poi la strategia, l'organizzazione per realizzarlo. Se vi riesce, le ramificazioni del movimento diventano struttura, cioè istituzione.
Molte chiese, sette, molte nazioni, molti partiti sono sorti in questo modo, imprimendo alla nostra società delle svolte storiche.
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