Crisanti e Ricolfi: "Superare le norme di emergenza"

Lo scienziato: "Meglio l'obbligo vaccinale". Il politologo: "Ora investire su istruzione e sanità"

Crisanti e Ricolfi: "Superare le norme di emergenza"

Lo stato d'emergenza? « Si poteva pure andare avanti su quella strada, ma dopo averle provate tutte per fermare il contagio. E invece siamo indietro, molto indietro, per esempio sulla ventilazione meccanica controllata che promette risultati molto interessanti negli ambienti chiusi, a cominciare dalle scuole». Non fa sconti Luca Ricolfi, sociologo e polemista, nel corso di un convegno promosso dall'Uer, l'Università europea di Roma. E Andrea Crisanti, microbiologo in prima linea contro l'epidemia, si allinea: «Il green pass non è servito a fermare il contagio, ma è stato uno strumento surrettizio per spingere gli italiani a vaccinarsi». Critiche e bordate, al centro un tema incandescente: «Diritti fondamentali e pandemia», introdotto dal rettore, padre Pedro Barrajon. Le nostre libertà sono state limitate, anzi calpestate come sostengono i no vax perennemente in corteo, e non solo loro? I giuristi che intervengono su zoom assolvono l'obbligo vaccinale, ma mettono sotto accusa lo stato di emergenza. «Abbiamo una cornice legislativa inadeguata davanti a una crisi che si sta cronicizzando - spiega Ida Nicotra, ordinario di diritto costituzionale a Catania -. Dovrebbe essere arrivato il momento di fare un passo in avanti per darci norme in grado di fronteggiare questa situazione». Sulla stessa linea Loredana Giani, professore di diritto amministrativo all'Uer: «Dobbiamo passare da una cultura dell'emergenza a una cultura del rischio. La strumentazione che abbiamo non è all'altezza della sfida». I giuristi storcono il naso. Ricolfi e Crisanti vanno anche oltre, attaccando le politiche dei governi che hanno affrontato il Covid. Attacca Ricolfi: «Io capisco che si comprimano le libertà fondamentali, ma prima di togliere ai cittadini gli spazi di libertà si deve cercare in ogni modo di combattere l'epidemia. Invece si è puntato sui vaccini e si è trascurato il resto». Dagli investimenti sui reparti di terapia intensiva alla riorganizzazione della sanità sul territorio. Ma già con interventi robusti e però sostenibili sul fronte dell'aerazione degli ambienti chiusi, questa storia forse avrebbe avuto un andamento diverso e meno drammatico. «La regione Marche - spiega Ricolfi - è partita un anno fa con un bando di gara per realizzare gli impianti di ventilazione meccanica controllata nelle scuole della Regione e ora si vedono i frutti. Anche la mortalità è calata. E io direi che i numeri sono molto interessanti. Ho anche fatto un calcolo - aggiunge Ricolfi - con 1,5 miliardi si potrebbero adeguare le scuole di tutta Italia«. Un miliardo e mezzo: briciole nel mare magnum delle spese della pubblica amministrazione, anche davanti al Covid. «I vaccini sono stati e sono molto importanti - conferma Crisanti - e probabilmente hanno evitato una strage di proporzioni ancora più devastanti, ma l'errore è stato quello di dimenticare tutto il resto. E il green pass, che serve a poco o nulla, è stato utilizzato in modo surrettizio per costringere gli italiani a immunizzarsi. Io - conclude lo scienziato - sono per l'obbligo vaccinale, non per prolungare lo stato di emergenza». Il tempo di questa situazione anomala deve finire in un modo o nell'altro. Oppure dev' essere ricalibrato con strumenti nuovi, capaci di tenere a bada la pandemia senza schiacciare i cittadini. Un esercizio difficile, in bilico fra mille esigenze. Con lo Stato, come ricorda virando sul personale il professor Filippo Vari, costituzionalista, che arranca sulla solita prima linea delle difficoltà quotidiane: «Il punto dolente non sono le norme, ma tutto il resto.

Con altri genitori abbiamo cercato di regalare alla scuola un purificatore dell'aria, ma con tutte le strettoie burocratiche è quasi impossibile». E però, mentre all'orizzonte si affaccia Omicron2, è quella la strada da percorrere: «Ed è grave - conclude Ricolfi - che nel Comitato tecnico scientifico non ci sia nemmeno un ingegnere».

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